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Questo è il ballo del qua qua

Martedì 23 Ottobre 2007


Leonardo Sciascia nel suo formidabile "Il giorno della civetta" divide le persone in cinque categorie.
  E’ un pezzo celeberrimo, ma sempre gradevole da rileggere e meditare

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"Quaquaraqua" Cartella con incisioni di Momò Calascibetta a cura
dell’Associazione amici di Leonardo Sciascia
Testo Vincenzo Consolo-Presentazione Fondazione Mudima-
Stamperia Upiglio, Milano, 2004
L. Sciascia, amateur d’estampes, Catalologo Il Girasole edizioni, Milano, 2004
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"…l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà... Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora più in giù: i piglianculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo… Anche lei, disse il capitano con una certa emozione."

 Questo era il colloquio fra il capo della mafia locale, don Mariano Arena e il capitano dei carabinieri, Bellodi, nativo di Parma, splendido ed incorrutibile investigatore. Sciascia descrive Bellodi come un ufficiale per il quale "l’autorità di cui era investito considerava come il chirurgo considera il bisturi: uno strumento da usare con precauzione, con precisione, con sicurezza."Non casualmente il grande giornalista Francesco Merlo paragonava Bellodi a Dalla Chiesa, del quale aveva il carisma, la volontà, la gentilezza ed anche a Falcone: "Sicuramente Bellodi è già Giovanni Falcone, sereno e lucido, energico e prudente, un uomo di curiosità universale che tuttavia sa capire don Mariano Arena, farsi uguale a lui, come i tirannicidi che a loro modo somigliano ai tiranni… E’ qui, per esempio, che il carabiniere esce dalle barzellette e diventa un eroe illuminista, un filosofo umanista capace persino di smascherare la mafia con un trucco di sapienza letteraria, il verbale di una falsa confessione, che è la grande idea sciasciana della letteratura come forma nobile del vivere obliquo, la cultura che occupa il terreno in cui si alimenta la mafia, ne prende il posto, la cultura e la ragione al posto della mafia che è anch’essa un vivere obliquo, ma torvo".

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Icone Pop

Mercoledì 26 Settembre 2007

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GUARDANDO OLTRE.
DAI SOLDATI DI TERRACOTTA ALLA BARBIE, I PUPAZZI DI PECHINO
di
 Philippe Daverio


Ordunque, la questione non è priva di complicate complicazioni. Da poco si sa che le bamboline Barbie fabbricate in Cina e dichiarate velenose a milioni di esemplari non sono tali per colpa dell’astuto fabbricante orientale, ma per via d’un criminale errore di progettazione americano. Il peccato è stato pubblicamente confessato dal vicepresidente della Mattel, la multinazionale del giocattolo. Che siano velenose anche le statuine di Mao e delle Guardie rosse, anch’esse prodotte a milioni di esemplari e esposte in questi giorni in una mostra collegata alla manifestazione «Mercante in Fiera» a Parma? La vernice di queste ultime è stata dichiarata innocua. L’ideologia no! «Mai dire Mao - Servire il Pop» ha generato attenzioni e

polemiche. Il presidente dei cinesi ha lasciato sul terreno con la sua trasformazione del Paese sessanta milioni di morti, quanto quelli che ha inesorabilmente mietuto la carestia del 1956. Ora i cinesi mangiano a crepapelle. La Cina nel 1949 come primo atto di espansione ha cancellato la teocrazia pacifica del Tibet e iniziato un percorso inarrestabile di distruzione dei più belli e commoventi monasteri di alta quota e del sistema ecologico perfetto che questi avevano preservato. Il Datai Lama è rifugiato all’estero da più di mezzo secolo. Auguriamogli la sorte del papato di Avignone e quindi il ritorno. La Cina ha in comune con gli Usa la passione non solo per la Barbie ma pure per l’annullamento della regola che fu data a Mosè sul Sinai
(«Non uccidere») e tutti e due gli Stati continuano a praticare la pena di morte, in Cina con numeri ben maggiori - ma si sa che i cinesi sono più numerosi.

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uno dei sei "personaggi in cerca di Mao" di Momò Calascibetta
Andy Warhol, che è l’artista sicuramente più creativo della stagione Pop americana, ha lasciato una serie di icone che testimonieranno nei secoli la cultura statunitense, e cioè le scatolette di brodo della Campbell, il ritratto di Marylin Monroe, il car crash (l’incidente automobilistico), la-sedia elettrica e - ovviamente - Mao Tse Tung.


La mostra di Parma mescola Pop e Mao secondo l’assunto della commedia antica: castigat rìdendo mores. Pone un obbligo di riflessione leggera che è tutt’altro che goliardica e, oggi che tutto sembra privo di valore poiché tutto appare equivalente, questo piccolo contributo di coscienza non è privo di senso.


Mille immagini dall’aspetto bonario che rivelano più che nasconderlo un dramma effettivo. E permettono di capire un po’ di più il gigante economico che si affaccia sullo scenario del globo. La Cina è faraonica da sempre, non ha mai dato, se non nella raffinata filosofia confuciana, peso all’individuo. È la specie che avanza, come le statuine esposte. È la specie che si identifica nel suo destino, sicché il comportamento di mezzo secolo fa ricalca quello di 22 secoli or sono, quando il primo imperatore della terra di mezzo fece bruciare i libri, confiscò le terre, rese obbligatoli i suoi scritti e si fece seppellire con le sue statuone, quelle che riproducevano i suoi soldati d’allora.

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Le statuine di Mao sono la combinazione fra l’esercito di terracotta e le statuette più gentili che nel XVIII secolo raffiguravano in porcellana i mandarini e i ragazzi sorridenti. Ciò che si vede è un cocktail fra imperatore, faraone, mandarini e sorrisi. Tutto in rosso, che non si sa se sia sangue o lacca. E gli artisti di oggi come i "sei personaggi in cerca di Mao" di Momò Calascibetta, ci hanno ricamato sopra, con ironia ma non con spensieratezza. Intanto se ne parla. È già bene così e l’indicazione del bar spiega molto: «La cuCina è vicina».



MAI DIRE MAO

Martedì 21 Agosto 2007
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Servire il Pop

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Una mostra a cura di Gherardo Frassa che inaugurerà a Parma il 22 settembre 2007, il giorno dell’ apertura de Il mercante in fiera l’ importante fiera antiquaria che vede ogni anno sfilare migliaia di espositori, e di visitatori, da tutta l’ Europa.

Il progetto di allestimento di Dario Cavaletti con Annaluce Canali; il coordinamento editoriale di Giancarlo Ascari e la grafica di Edoardo Perri. L’organizzazione generale di Roberta Gaito.


Mai dire Mao - Servire il Pop è una mostra su una grande icona del XX secolo.

Il presidente Mao Tze Tung è il padre della patria della Cina attuale, una figura storica e politica molto controversa.

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Momò Calascibetta - Sei personaggi in cerca di Mao - modulo cm.13×17 - acrilico  2007

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Cristina Alaimo-Servire il pop per far felice il Mao-modulo cm.13×17- 2007

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Retablo di Mao - Cristina Alaimo 2007

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Alla mostra non interessa però un giudizio storico-politico su Mao ma solo la sua natura di icona universale di una cultura popolare che a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso diventò cultura pop.

"Servire il Pop" gioca con la famosa parola d’ordine maoista "Servire il popolo" ma, come tutte le prese in giro, é seria: I bianchi e neri dell’ ideologia, i rossi delle bandiere e dei libretti, i gialli di stelle e falci & martello, i blu e i verdi delle uniformi rivoluzionarie erano colori forti, semplici, ottimisti, infantili, entusiasti, pre-postmoderni-in una parola: pop-che non meritano di essere dimenticati.

Senza facili liquidazioni e senza facili assoluzioni.
Perchè il Pop è di tutti, il Pop è del popolo.


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Una sezione della mostra sarà dedicata a
Quelli del 13×17.
il gruppo fondato nel 2005 da Momò Calascibetta, Cristina Alaimo ed Elena Agudio,  quando alla Biennale di Venezia fu soppresso il Padiglione Italia.
L’ icona di Mao, figura politica di indiscutibile importanza per la cultura cinese e icona per una generazione di studenti occidentali degli anni ‘60/’70, e i simboli ad essa connessi ( bandiera rossa, bandiera cinese, stella rossa il sole del mattino, il girasole, il libretto rosso, la giacca di Mao, la porta di Piazza Tien An Men ) liberamente interpretati e ridotti in formato 13×17 cm. o in più moduli da 13×17.

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Che cosa ci fa Chiambretti ritratto accanto al padre della patria cinese, Mao? E’ la locandina della mostra “!Mai dire Mao!“, visibile dal 22 settembre a Parma.

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 "Mai dire Mao! servire il Pop".
Gherardo Frassa cura l’evento e ci saranno più sezioni da Officina Pop a La casa del Pop e per terminare China Pop. Una fiera dell’arte, dove L’ospite sarà proprio Mao, rivisitato in chiave moderna
dal 22 settembre a Parma, via Fortunato Rizzo, Fiera di Parma.

Catalogo edito da Nuages, Milano – stampato da Intese Grafiche, Brescia
introduzione di Gherardo Frassa
testi di Giancarlo Ascari, Philippe Daverio, Renata Pisu, Laura Trombetta e Alessandro Guerriero
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 Lo slogan della mostra  riprende, sdrammatizzandole, le parole d’ordine della rivoluzione maoista, quel ’servire il popolo’, che ora diventa ‘Servire il Pop’.

 
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Le tre sezioni di MAI DIRE MAO

1) OFFICINA POP
Circa 170 artisti, italiani e stranieri, per un totale di oltre 250 opere esposte. E’ la sezione dedicata agli artisti che ieri e oggi hanno lavorato sulla figura di Mao e sui simboli a lui connessi: la bandiera, la stella e il libretto rosso, la Porta della Pace Celeste, le uniformi rivoluzionarie e molti altri.
Officina Pop comprende:
Spazio curato da Claudia Gianferrari
Opere degli anni 70 e 80: un Mao di Andy Warhol, alcune tavole di Errò, un’opera di Gilberto Zorio, un olio e una serigrafia di Emilio Isgrò e un ritratto di Mao di Yasumasa Morimura.
Ospiti della Galleria Gianferrari, oltre ad una scultura di Franco Pardi, una serie di 14 opere serigrafate presentate da Lelio Basso in un ’Omaggio a Mao’ nel 1976, anno della morte del leader cinese. Tra queste, opere di: Remo Brindisi, Giacomo Manzù, Gabriele Mucchi, Giò Pomodoro e Giangiacomo Spadari.
Artisti cinesi contemporanei
Presenti opere di artisti cinesi contemporanei provenienti da collezioni private italiane (Tai Taiquan, Jianyi Geng, Sui Jianguo, Bo Xiao, Peili Zhang) e una Miss Mao dei Gao Brothers, prestito della Galleria Vallois di Parigi.
Spazio curato da Jean Blanchaert
32 artisti invitati da Jean Blanchaert che è anche autore di alcune tavole calligrafate e di un busto di Mao in vetro realizzato a Murano da Silvano Signoretto. La calligrafia sulla nuca recita ‘Not made in China’.
Mai Mao
Per la prima volta in Italia, ‘Mai Mao’, una mostra inaugurata a Parigi nel 2005 in cui 20 artisti cinesi furono invitati a lavorare su una stessa statuina bianca di ceramica raffigurante Mao, curata da Lina Lopez e Giacomo Rambaldi per Fattorie Celle, Collezione Gori.
Wake up Shangai
29 fotografie tratte dal catalogo ‘Wake up Shangai’, un reportage che testimonia la curiosa abitudine del popolo cinese di sfoggiare colorati pigiami in pieno giorno durante ogni attività.
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Quelli del 13X17’
11 artisti provenienti dall’operazione ideata nel 2005 da Momò Calascibetta, Cristina Alaimo, Elena Agudio e fortemente sostenuta da Philippe Daverio quando alla Biennale di Venezia fu soppresso il Padiglione Italia. Mostra itinerante che conta oltre 1600 partecipanti, attualmente esposta a Murano. Il formato delle loro opere è naturalmente 13×17 centimetri o un multiplo dello stesso; saranno allestite, come nell’operazione originale, mediante calamite applicate su lastre di ferro.

…i sei MAO di MOMO ‘…
Mao moda e design
Tra le opere che reinterpretano l’abbigliamento della Rivoluzione Culturale: l’inedita collezione di Monica Bolzoni per Bianca e Blu che rivisita le divise e gli accessori delle ballerine del distaccamento rosso femminile, impreziosendole con l’argento e la vernice rossa.
Alessandro Guerriero, presidente del NABA, Nuova Accademia Belle Arti, ha invitato i suoi allievi, sotto la direzione di Clara Rota a reinterpretare la celebre giacca di Mao. I ragazzi hanno lavorato su giacche originali grigie e nere dell’epoca.
Marisa Camilla ha realizzato una gonna in pvc trasparente decorata con immagini di Mao e ideogrammi cinesi, di Barbara Trebitch è la giacca di Mao in versione double-face.
Tra gli oggetti di design: un mobile di Alberto Biagetti, un set da tavola di Mark Anderson, una stella rossa-portacactus di Aldo Cibic, una scacchiera di Edoardo Perri e una lampada di Annaluce Canali.
Volto e sagoma di Mao
Gli artisti si sono focalizzati soprattutto sulla figura di Mao. Il suo volto – a volte anche solo la sua inconfondibile sagoma – è interpretato in decine di modi diversi e diventa: disegno, fumetto, dipinto a olio, scultura, fotografia, collage, video e installazione.
Concetti Rossi
Altri hanno lavorato invece sui Concetti Rossi in generale, ad esempio Sergio Calatroni che ha  realizzato due manifesti con due Haiku, Mao Miao Mio Dio e Gingle Mao e Patrizia Tigossi con una composizione di caratteri tipografici antichi ‘Servire il Pop’.
Sculture
La ballerina luminosa di Marco Lodola; la scultura filomaoista di Claudia Gramegna; la Napoletana di Mao di Riccardo Dalisi, le sculture in ferro di Fabius Tita e di Brunivo Buttarelli, Patti Nicoli, Mimmo Longobardi, Francesca Grazzini, Alessandro Baroni.
Opere di carta
L’abito in carta di riso di Caterina Crepax e le opere di Clara Rota: una giacca fatta con minuti ritagli di giornali cinesi distribuiti a Milano e un fiore di carta intitolato (L’)Oblio in cui Mao appare ‘ubriaco’ di comunismo.
Illustrazione e grafica
Presenti gli illustratori: Giancarlo Ascari con Mao Give Me Five, Franco Matticchio con Retro Mao, Mao Gio Cond e Il fantasma dell’opera di Pechino e  gli artisti che hanno lavorato nella sfera della grafica: Marie B. Cross, Cesare Rota Nodari, Ugo Rota, Margherita Palli, Sergio Pappalettera.
Installazioni
‘Che 100 fiori sboccino, che 100 scuole gareggino’ dei Cognati Commercianti che schierano cento giacche delle Guardie Rosse in miniatura. Lorenzo Petrantoni presenta un’installazione composta da migliaia di foglietti di carta con rielaborazioni grafiche della propaganda originale della Rivoluzione Culturale. Due le video-installazioni di Francesco Locatelli e di Barbara Corti e Maurizio Chesneau.
Humor Rosso
Pezzi spiritosi che giocano con il tema della mostra e con il nome di Mao: Maori, Maonese, Maorlboro, Maondala . In questa sezione sono presenti anche due gag di Piero Chiambretti, Mao a pezzi e un lavoro che ironizza sullo scandalo di vallettopoli. DAVERIO?!?
Anche il manifesto della mostra è un’opera d’arte: dipinto ad olio su tela da Franca Silva.
Elenco degli artisti Officina Pop
Galleria Blanchaert
Jean Blanchaert, Claus Bonomo, Bruno Bordoli, Dario Brevi, Giovanni Cerri, Cognati Commercianti, Emanuele Convento, Andrea Costa, Mario De Leo, Gabriele Destefano, Angela e Giovanna Grimoldi, Desideria Guicciardini, Emanuela Ligabue, Nicola Magrin, Antonio Marinoni, Max Marra, Livio Marzot, Veronica Menghi, Ettore Moschetti, Patty Matilde Nicoli, Gaetano Orazio, Ines Paderni Zerbone, Porenzo Petrantoni, Luisa Pigni, Sax, Angelo Sblendore, Silvano Signoretto, Vincenzo Sorrentino, Fabius Tita, Gabriella Tonzar, Marie-Laure Van Hissenhoven
Galleria Gianferrari
Errò, Emilio Isgrò, Yasumasa Morimura, Franco Pardi, Andy Warhol, Gilberto Zorio.
Omaggio a Mao
Rafael Alberti, Remo Bianco, Remo Brindisi, Pasquale D’Orlando, Agenore Fabbri, Chin Hsiao, Giacomo Manzù, Giuseppe Motti, Gabriele Mucchi, Karl Plattner, Giò Pomodoro, Giangiacomo Spadari, Ernesto Treccani, Ricarda Vivarelli.
Artisti Cinesi
Gao Brothers, Jianyi Geng, Sui Jianguo, Tai Taiquan, Bo Xiao, Peili Zhang.
Quelli di Gherardo Frassa
Mark Anderson, Aris, Giancarlo Ascari, Carlo Baroni, Franco Betteghella, Elizabeth Ruchti, Alberto Biagetti, Monica Bolzoni Bianca e Blu, Mattia Bosco, Brunivo Buttarelli, Sergio Calatroni, Marisa Camillo, Enrico Camontelli, Franco Campigotto, Annaluce Canali, Maurizio Chesneau, Piero Chiambretti, Aldo Cibic, Barbara Corti, Caterina Crepax, Marie B. Cross, Riccardo Dalisi, Manolo Degiorgi, Umberto Fenocchio, Ferroitalia, Cesare Fullone, Cristina Gozzini, Claudia Gramegna, Francesca Grazzini, Alessandro Guerriero, Raffaele Iannone, Giuseppe Antonello Leone, Francesco Locatelli, Marco Lodola, Mimmo Longobardi, Anna Rita Machiavelli, Albino A. Marcolli, Arnaldo Milanese, Gioacchino Marino, Franco Matticchio, Massimo Morozzi, Aghim Muka, Carlo Orsi, Margherita Palli, Sergio Pappalettera, Edoardo Perri, Andrea Petrone, Ario Pizzarelli, Giacomo Rambaldi, Clara Rota, Ugo Rota, Cesare Rota Nodari, Angela Rui, Davide Servadio, Franca Silva, Patrizia Tigossi, Attilio Tono, Barbara Trebitch, Angelo Vadalà.
Mai Mao
Wu Chang, Neng, Gu Cheng, Pan Du, Ye Fu, Gao Brothers, Chen Guang, Yu Jidong, Pu Jie, Chen Jinhu, Jin Juan, Zhang Qikai, Chen Liang Quing, Xiao Peng, Li Sa, Yang Shen, Lu Xiao, Li Yan, Cao Yang, Luo Yong Jin, Gao Zeng Li.
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Quelli del 13×17
Cristina Alaimo, Gianpaolo Atzeni, Guido Averna, Momò Calascibetta, Leandro di Prinzio, Fabrizio Dusi, Claudia Gramegna, Francesco Liggieri, Calogero Marrali, Salvatore Melillo, Vera Lux.
Naba
Clara Rota, Matteo e Marta Cabassi, Anna Canavesi, Francesca Carretta, Tommaso Comolli, Alice Mortaro, Cecilia Dosi, Paolo Lutri, Moreno Ferrari, Marco Galati, Ermanno Galoppi, Andrea Goj, Bruna Garabelli, Sania Lasic, Pasquale Macciocca, Sara Miegge, Alessandro Mori, Eli Peduzzi, Sara Saini, Chiara Santagata, Frenk Valtorta, Carlo Tartaglia, Davide Magni, Martino Cabassi, Gabriella Tontini, Stefania Vaccari.



 

2) CHINA POP

Chiana Pop è dedicata alle memorabilia originali provenienti dalla Cina.
Statue di Mao di ogni dimensione e tecnica, gruppi ceramici che raffigurano momenti chiave della Rivoluzione Culturale attraverso i suoi protagonisti: le guardie rosse, i contadini, gli operai, gli studenti, i medici scalzi, le ballerine del distaccamento rosso femminile etcetera, oltre a scene di processi ed esecuzioni  agli intellettuali, ai proprietari terrieri e a tutti coloro che non erano allineati ai dettami del regime. Centinaia di versioni (in diversi formati e lingue) del celebre libretto rosso che fu stampato in Cina in 740 milioni di copie; libretti di grafica contenenti dettagliate istruzioni su ogni attività della società cinese: dall’impaginazione dei giornali alla realizzazione di un da zi bao, dai ricami per le bandiere all’allestimento di un palco ufficiale. E ancora libretti di appunti, libretti d’arte, manifesti, schede illustrate della vita di Mao, giacche, pantaloni, cappelli, fascette delle divise delle guardie rosse, borse, bandiere, badge, fiori di carta, manifesti, poster e molti altri oggetti (fermacarte, specchi, ricami, orologi, tazze da tè, teiere, servizi di piatti, sveglie) strumenti fondamentali della propaganda maoista.
Questo materiale, inedito in Italia, viene per la prima volta presentato al pubblico e storicizzato in un catalogo proprio in occasione di Mai dire Mao e venduto nel ‘Mao for sale’, lo spazio appositamente allestito all’interno del percorso espositivo. Il personale addetto alla vendita, così come le hostess in mostra, veste rigorosamente abiti d’epoca originali.
In Cina dal 1993, anno del centenario della nascita di Mao Zedong, ha preso il via una corsa all’accaparramento dei pezzi originali della Rivoluzione Culturale da parte dei collezionisti con il conseguente lievitare del loro valore sul mercato. Inoltre il ritrovato interesse per gli oggetti della propaganda ha generato una rinascita della produzione. I vecchi artigiani hanno riaperto le botteghe e oggi si arricchiscono realizzando ogni sorta di gadget.
In mostra sono esposti alcuni scatti inediti di Carlo Orsi che immortalano in un bianco e nero poetico molti di questi oggetti.






3) LA CASA DEL POP

La Casa del Pop comprende il Mao Bar, il self service La CuCina è vicina e la sala cinematografica in cui sarà proiettato il film Rosso Rosso. Al Mao Bar verranno serviti piadine e aperitivi rivoluzionari mentre nel self service si potranno gustare piatti dalla via Emilia all’Est, dove i sapori dell’oriente si mescolano a quelli della tradizione parmense in ricette ideate da Nella Zanotti e realizzate dallo chef emiliano Zalaffi dai nomi curiosi come: ‘Lotta progressista del raviolo’ dove il classico raviolo di carne incontra cavolo cinese e salsa di soia oppure ‘Fervore di lotta per la bomba al ragù’ e ‘Gnocco fritto per un movimento di massa’.
L’arredamento è ispirato a quello di una mensa cinese. Nessun dettaglio è lasciato al caso, comprese le tovagliette di carta e i menù decorati con elementi della grafica maoista.
Film rosso: all musical, all propaganda, è un montaggio di film a cura di Romano Frassa e Andrea Quartarone, che compone un ritratto epico e ironico della Cina di Mao e della Rivoluzione Culturale, perché servire il popolo significa anche intrattenerlo. C’è la Repubblica Popolare che rappresenta se stessa con i musical dell’Opera di Pechino – da Il distaccamento femminile rosso a L’oriente è rosso – che nulla hanno da invidiare alle grandi produzioni di Hollywood; e l’occidente che guarda a est con le invenzioni di Godard, l’ironia di Bellocchio e il cinismo yankee di John Wayne. “Sono i musi gialli, bellezza”.Un capitolo del montaggio è dedicato alle straordinarie coreografie aeree dei combattimenti fra le Guardie Rosse e le “tigri di carta” giapponesi: trent’anni prima de “La tigre e il dragone”, e senza effetti speciali. I film che compongono il montaggio, molti dei quali inediti al pubblico occidentale o creduti perduti, sono forniti da importanti archivi, come quello del Far East Festival di Udine e quello personale dello storico del cinema Tatti Sanguineti, o sono il frutto di ampie e approfondite ricerche effettuate fra l’America, la Cina e Hong Kong.
Morning Sun è un documentario di Carma Hinton, Geremie R. Barmé e Richard Gordon, il cui racconto comincia con una sequenza de "L’oriente è rosso", il grande spettacolo musicale del 1964 voluto da Mao per festeggiare i 15 anni della Repubblica Popolare Cinese. Il film non intende raccontare tuttavia la cronistoria della Rivoluzione Culturale ma - come in una sorta di indagine psicologica - traccia il profilo di quella generazione nata sul finire degli anni ‘40 e che, più delle altre, ha vissuto da vicino la Rivoluzione. Prodotto in collaborazione con la BBC e ARTE, e vincitore di numerosi premi cinematografici e accademici internazionali, alterna interviste recenti a spezzoni di film e opere teatrali di repertorio, delineando un quadro vivace - ma preciso e critico - di quegli anni. E’ un film sulle convinzioni, le idelogie e gli ardori di una cultura che ha tentato di ricostruire se stessa, raccontata dalle vive parole di chi vi ha creduto davvero.

DE RISUS NATURA

Domenica 29 Luglio 2007
Assonanze e distanze intorno al tema il "sorriso e l’ironia" di Momò Calascibetta.
Ritratto d'ignoto di Antonello da Messina

La Fondazione Culturale Mandralisca di Cefalù propone ai suoi frequentatori un percorso artistico e culturale da vivere insieme. Quest’anno, per i suoi contenuti e le sue evocazioni, il percorso ha per titolo: “Il sorriso e l’ironia”.
E’ proprio all’interno di questo contesto, così saldamente legato al sorriso del “Ritratto d’uomo” di Antonello da Messina, e all’ ironia con cui esso accoglie chi varca la soglia del Palazzo Mandralisca, che viene a inserirsi, con assonanze e distanze, la mostra “De risus natura”, dell’artista Momò Calascibetta.
In quello stesso spazio fisico che accoglie antiche collezioni e ritratti d’antenati che ci osservano dall’alto, privi di sorrisi.

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Jolly, ritratto ben noto all’autore-cm.40×30-acrilico 2006

DE RISUS NATURA
TRENT’ANNI DI DOLCI SORRISI, SOSTANDO NELLA LUCE ACCECANTE.
..

“Il Mandralisca non è il MoMA di New York” così  esordisce Momò Calascibetta parlando di se stesso e della  mostra, ma è proprio da questa piccola ma importante realtà museale e dal Ritratto d’uomo di Antonello che parte la sua esperienza e la sua formazione visiva e culturale che lo ha portato dal 1975 ad oggi a cambiare spesso pelle e anche punti di vista ma mai l’identità e l’uso, nella sua affermazione e nella sua negazione, del sorriso e dell’ironia. La modernità e l’universalità dell’arte di Antonello da qualsiasi luogo si irradi, se periferia o centro del mondo, mantiene intatto il potere espressivo ed estraniante delle figure ritratte nei limiti della loro uma-
nità , indagate e spesso derise in questo affascinante e universale gioco psicologico tra il ritratto e colui che lo ritrae.  L’opera dell’artista satirico e grottesco Momò  con il suo approccio alla realtà attraverso lo sguardo impietoso dell’ironia, strumento di denuncia sociale ma nello stesso tempo distacco e potenzialità estrema di lettura e giudizio dei limiti dell’uomo,  è prova  del perpetuarsi e del rinnovarsi del messaggio di Antonello da Messina  nell’espressione artistica contemporanea.
I toni satirici sottolineati da colori  in contrasto, vivaci e  carichi di vita, dalle figure studiate e definite da miriadi di segni, stordiscono e stupiscono  suggerendo diversi piani di lettura, aprendo a particolari infiniti. Ogni opera  crea un mondo parallelo in cui la figura umana è rappresentata sempre con i toni satirici dell’eccesso espressi dalla mole delle figure, dalla caratterizzazione dei volti e  dagli sfondi delineati  da un volutamente eccessivo virtuosismo del segno.
L’evento espositivo, comprendente ventisei opere pittoriche  e due sculture realizzate dal 1975 al 2007, allestito nella sala mostre all’interno del percorso museale permanente della Fondazione Mandralisca, affronta il tema del sorriso nei suoi molteplici aspetti: il sorriso dei potenti, dei carnefici, dei gaudenti, della gioia ma anche il sorriso negato dei bambini indifesi nei disastri della guerra e nelle discariche del mondo "raccontato dalle fogne fino al cielo stellato” creando un dialogo ideale e reale con il capolavoro Antonelliano

 Stefania Randazzo

..." l’enigma di quel sorriso mi condusse, durante il mio percorso creativo, in un labirinto di sorrisi: erano i sorrisi sadici dei carnefici, dei lussuriosi e degli ingordi, i sorrisi dei gaudenti e degli infidi,i sorrisi dell’amarezza e della gioia, che si incarnavano nella folla dei miei personaggi e venivano a popolare la mia opera"…
… "Qui, nell’isola mia, in Sicilia, il sorriso dell’ignoto di oggi si scompone e diviene “annacamento”, ignavia, limbo, capriccio, ferocia, grasso untuoso che veicola liquami. Allora, se il sole dell’isola nei secoli si è fatto ancora più forte, producendo ombre assassine, resta, ai forti marinai, sostare nella luce accecante e attendere vigili".

Momò Calascibetta

TRENT’ANNI DI DOLCI SORRISI, SOSTANDO NELLA LUCE ACCECANTE…

La Sicilia è sempre quella di Antonello da Messina.
Il Museo della Fondazione Mandralisca di Cefalù non è certo il MoMA di New York e gli artisti, come allora, sono marinai erranti da un porto all’altro. Sono come uccelli migratori, e insieme alle loro opere si perdono e si ritrovano durante il viaggioche dura tutta la vita.
Dopo la morte, il motu continua. Le opere, diventano simulacri, si aggirano, ricompaiono poi all’improvviso sui bancali dei negozi, delle botteghe, delle spezierie, finché un giorno qualcuno non le riconosce, le chiama per nomee le prende con sé. Per un momento la stasi è salutare e l’opera così è finalmente protetta.
Ladro, di notte, rubavo nelle tasche dei pantaloni di mio padre, i soldi per comprare i colori e i fascicoli di storia dell’arte che allora uscivano in edicola settimanalmente.
Di giorno, munito di biglietto ferroviario, raggiungevo i luoghi per me possibili, dove le opere erano esposte. "L’ignoto marinaio" di Antonello mi attirava irresistibilmente, almeno due volte al mese; i miei amici credevano che a Cefalù andassi a trovare una ragazza francese che mi dava tormento. Si trattava invece di un uomo chiuso in una stanza, che mi sorrideva volendosene restare a me ignoto. L’enigma di quel sorriso mi condusse, durante il mio percorso creativo, in un labirinto di sorrisi: erano i sorrisi sadici dei carnefici, dei lussuriosi e degli ingordi, i sorrisi dei gaudenti e degli infidi.
I sorrisi dell’amarezza e della gioia, che si incarnavano nella folla dei miei personaggi e venivano a popolare la mia opera. Una di queste "Piazza della Vergogna a Palermo" fu esposta nel 1989, nella galleria Philippe Daverio a Milano. E’ lì che Vincenzo Consolo arriva ed e lì che per la prima volta lo incontro. "Nulla è sciolto da cause o legami " come egli stesso dice!
Il Museo Mandralisca mi propone oggi di realizzare una mostra, accanto al "ritratto dell’Ignoto marinaio". L’invito mette insieme i miei ricordi e il moto tumultuoso dell’anima dell’antico ragazzo, mi fa tornare indietro nella mia memoria ed accogliere la richiesta senza esitare: De risus natura è il titolo scelto e condiviso.
In questi trent’anni anni di attività ho attraversato l’Italia partendo dalla Sicilia e in De risus natura ho raccolto ventotto opere che sono una sintesi del lavoro svolto tra Palermo e Milano, dove il sorriso nelle sue infinite variazioni conduce, come il filo di Arianna, a tutte le opere in mostra. In questi ultimi anni i miei sorrisi sono diventati molto amari perché appartengono ai bambini indifesi nei disastri delle guerre, nelle discariche delle metropoli, nei vicoli della Vucciria a Palermo e non opero censura al sorriso negato delle madri bambine frutto delle violenze del mondo. De risus natura è la necessità di raccontare il dramma di questo momento che tutti stiamo vivendo impotenti di fronte alla sterilità di un mondo, governato da squali che distruggono, violentano, sfruttano e ci costringono a vivere "dalle fogne sino al cielo stellato".
Il Museo Mandralisca non è il MoMAè: (…)"quel ritratto d’uomo, il suo sorriso ironico, pungente e nello stesso tempo amaro, di uno che molto sa e molto ha visto, sa del presente e intuisce del futuro, di uno che si difende dal dolore della conoscenza. Quest’uomo a mezzo busto dipinto su un portello di uno stipo, in quella giusta età in cui la ragione, uscita salva dal naufragio della giovinezza si è fatta lama d’acciai, che diverrà sempre più lucida e tagliente nell’uso.(…)Tutta l’espressione di quel volto è di ragione e d’ironia: equilibrio difficile e precario. Anelito e chimera in quell’isola mia, in Sicilia dov’è stata da sempre una caduta dopo l’altra, dove il sorriso dell’Ignoto si scompone
e diviene sarcasmo, pianto, urlo"… (Vincenzo Consolo, Il sorriso dell’ignoto marinaio.)

Qui, nell’isola mia, in Sicilia, il sorriso dell’ignoto di oggi si scompone e diviene “annacamento”, ignavia, limbo, capriccio, ferocia, grasso untuoso che veicola liquami. Allora, se il sole dell’isola nei secoli si è fatto ancora più forte, producendo ombre assassine, resta, ai forti marinai, sostare nella luce accecante e attendere vigili.

Momò Calascibetta

Il sorriso e l’ironia
DE RISUS NATURA

Momò Calascibetta
Opere 1975 - 2007

 
Dal 11 agosto al 30 settembre 2007
Palazzo Mandralisca, Cefalù

a cura di
Stefania Randazzo

Testi di
Nuccia Cesare
Momò Calascibetta
Stefania Randazzo

Fotografie
Tommaso Pellegrini

Video

Tommaso Lusena de Sarmiento

Progetto Grafico
Santo Eduardo Di Miceli

Stampa Tipografica e digitale
Officine tipografiche Aiello e Provenzano Fotograf

Catalogo
Fondazione Museo Mandralisca

Messi a nudo

Martedì 3 Luglio 2007
La Galleria La Piana Arte Contemporanea (via La Lumia 79, Palermo) propone, dal 4 al 28 Luglio (10.30-13.00/16.30-20.00 - chiusura mercoledì mattina - ingresso libero) una mostra unica nel suo genere: “Messi a Nudo”.
La mostra riunisce sotto il comune denominatore tematico del nudo opere di maestri del 900 e di alcuni dei più significativi artisti contemporanei del panorama creativo siciliano, artisti che hanno reso possibile la continuità della tradizione figurativa Italiana dal dopoguerra ad oggi, attraverso l’unicità del loro segno e il coraggio delle loro idee.

Nudo… inesauribile fonte di ispirazione dell’uomo, del poeta, del pittore, dello scultore; fulcro della dicotomia tra il bene e il male, innocenza e  malizia, tabù e desiderio; capace di suscitare sublimi sentimenti o inenarrabili passioni, simbolo di purezza o strumento di corruzione.

In esposizione opere uniche e grafiche di:

Ugo Attardi, Franco Angeli, Hans Bellmer, Totò Bonanno, Enrico Baj, Bruno Caruso, Momò Calascibetta, Gai Candido, Niccolò D’Alessandro,  Franco Gentilini,  Piero Guccione,  Renato Guttuso, Laura Giometti, Emilio Greco, Mino Maccari, Giacomo Manzù, Giuseppe Migneco, Ennio Morlotti, Gabriele Mucchi, Vincenzo Nucci, Aldo Pecoraino, Mimmo Rotella, Tino Signorini,  Gregorio Sciltian,   MarioTozzi,   Renzo Vespignani,   Tono Zancanaro.

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13×17 padiglioneitalia a Murano

Venerdì 1 Giugno 2007

 

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PROGETTO PER LA BIENNALE 2007

13 x 17 www.padiglioneitalia nacque due anni fa come reazione della presenza italiana nella Biennale.Fu inizialmente un gesto situazionista inventato da Elena Agudio,Cristina Alaimo e Momò Calascibetta che chiamava al risveglio le coscienze creative con la richiesta di presentare un ex voto scaramantico di 13 x17cm.


Le 800 prime opere raccolte,  furono esposte il 9 giugno 2005 nella Chiesetta di San Gallo. Successivamente, con l’organizzazione di Roberta Gaito, si aggiunsero vari volontari pronti a curare la Biennale malata, altri artisti, altre proposte espositive. Il coordinamento "politico" è stato sempre di Philippe Daverio.
A due anni di distanza, in una situazione che si è ulteriormente esasperata rispetto a quella precedente, 13 x 17 www padiglioneitalia torna nella laguna il 9 giugno2007, a Murano.
Nel frattempo hanno aderitooltre 1500 artisti, e Rizzoli sta preparando il catalogo del migliaio tra di loro che ha acconsentito alla pubblicazione.

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Presentazione del progetto biennale 2005-2007
13 x 17 www.padiglioneitalia


Una mostra itinerante che raccoglie oltre 1500 opere d’arte di dimensioni 13×17cm a tema e tecnica liberi. Un’operazione nata nel giugno 2005 e sostenuta da Philippe Daverio.
La mostra presenta uno spaccato delle arti in Italia e ne dimostra la loro vitalità: pittura, disegno, fotografia, collage, vetro, ceramica, terracotta, design.

Alcune opere sono state realizzate da artisti di spicco del panorama artistico nazionale e internazionale come Sandro Chia, Gilberto Zorio, Luca Caccioni, Pirro Cunimberti, Oliviero Toscani, Alessandro Mendini, Michele De Lucchi, Massimo Vignelli, Ettore sottsass, Cesare Berlingeri, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Momò Calascibetta, Laura Panno,  Clemen Parrocchetti, Marinellia Pirelli, Lisa Ponti, Betty Bee, Giuliano Mauri, Pino Spagnulo, Luigi Serafini, Nanda Vigo, Franco B, Marcello Jori, Concetto Pozzati. A questi si affiancano artisti meno noti al grande pubblico, ma sicuramente interessanti.

La mostra è il risultato del progetto che ha portato alla realizzazione di un padiglione italiano esterno durante la Biennale di Venezia 2005. In quell’occasione tutti gli artisti attivi sul territorio nazionale erano stati invitati con un appello lanciato in rete a essere presenti, nella Chiesetta di San Gallo, con un lavoro il cui unico vincolo era la misura di 13×17 cm: una sorta di “ex voto” concepito come reazione all’assenza di artisti italiani nel Padiglione Italia, a un sistema che non dimostrava rispetto per la produzione artistica nazionale.
La risposta è stata immediata e corale: nel corso di un mese sono state raccolte 800 opere. Con la convinzione che l’eco di quel momento non si dovesse fermare, il “Progetto Esserci-Padiglione Italia” è stato ribattezzato “13×17” e trasformato in una mostra itinerante per raccogliere sul territorio nazionale e internazionale nuove testimonianze, tali da costituire una sorta di istantanea dell’arte italiana del 2005. Da un evento entusiastico e corale oggi “13×17” si configura come una vera e propria indagine sullo stato dell’arte in Italia.

Alfa Romeo in laguna, sponsor della Mostra “13 X 17 www.padiglioneitalia”
«In concomitanza dell’edizione 2007 della Biennale di Venezia, Alfa Romeo Automobiles rinnova il suo impegno a favore delle iniziative appartenenti al mondo dell’arte e della creatività attraverso la sponsorizzazione ufficiale della mostra “13×17 www.padiglioneitalia”, voluta e curata dal noto critico d’arte, giornalista e conduttore televisivo Philippe Daverio. L’innovativa esposizione, concepita ed ideata a partire dal giugno 2005 allo scopo di fornire uno spaccato delle Arti in Italia e della loro vitalità, raccoglierà circa 1500 opere d’arte di dimensioni 13×17 a tema e tecnica liberi. Il progetto, definito dallo stesso Daverio: “un segno visibile della forza e della creatività dell’Arte Contemporanea in Italia”, si associa perfettamente al desiderio di fornire il giusto sostegno alla promozione del talento e del genio artistico nel nostro paese che Alfa Romeo ha fatto proprio nel corso degli ultimi anni.
Alfa Romeo è partner anche della “Guida alla Biennale”, in distribuzione dal 6 giugno 2007, allegata a “Il Giornale dell’Arte”. Di seguito il comunicato ufficiale.

La mostra è stata realizzata con il contributo della Regione Veneto, Assessorato Cultura e della Fondazione CARISBO.
Sponsor tecnici : Teatro Nuovo Montevergini di Palermo, Maggio Musicale Fiorentino

L’allestimento, ideato da Gherardo Frassa, consiste in 34 lastre sottilissime lastre in ferro a cui le opere vengono applicate mediante calamite fino a formare un megamosaico che oggi conta 1400 tessere .Questo sistema, grazie alla sua flessibilità, permette alla mostra di adattarsi agli spazi più diversi.

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Tour 13 x17 www.padiglioneitalia

DIECI TAPPE IN DUE ANNI

 
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Comitato Organizzativo

Jean Blanchaert
Elena Agudio
Eleonora Caracciolo di Torchiarolo
Riccardo Culotta
Irina Eschenazi Focsaneanu
Roberta Gaito

Da un’idea di :

Elena Agudio
Cristina Alaimo
Momò Calascibetta

Con il sostegno di
Philippe Daverio

Progetto di Allestimento
Frassa Associati, Milano
con la collaborazione di Paolo Frassa

Comuniazione
Irma Bianchi Comunicazione, Milano

Progetto grafico
Faycal Zaouali

Sito internet
Emmegimultimedia


catalogo 13 x 17

Il catalogo 13×17 è in preparazione. Sarà edito
alla fine del tour di padiglioneitalia, quando il megamosaico
avrà raccolto le testimonianze più disparate da
tutto il territorio.

Il volume, edizioni Rizzoli,
comprenderà una selezione di 1000 artisti operata dal
Comitato Organizzativo della mostra e conterrà una presentazione
di Philippe Daverio e Jean Blanchaert e altri testi degli ideatori del progetto.

Il formato del volume sarà rigorosamente 13×17 cm e ogni
opera sarà illustrata a piena pagina in quadricromia.

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Chiesetta di San Gallo-Venezia 2005

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Direi con Pasolini, che a furia di provocare, gli artisti finiscono con "l’ottenere ciò che aggressivamente vogliono, essere feriti e uccisi con le armi che essi stessi offrono al nemico" . Non vi pare che basti?…

Momò Calascibetta balla con i lupi
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13×17-qui al mio posto canterò-

Mercoledì 30 Maggio 2007
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Alfa Romeo in laguna, sponsor della Mostra “13 X 17 www.padiglioneitalia”


In concomitanza dell’edizione 2007 della Biennale di Venezia, Alfa Romeo Automobiles rinnova il suo impegno a favore delle iniziative appartenenti al mondo dell’arte e della creatività attraverso la sponsorizzazione ufficiale della mostra “13×17 www.padiglioneitalia” che si terrà nell’isola di Murano (Venezia),presso il Berengo Studio con inaugurazione il 9 giugno 2007, voluta e curata dal noto critico d’arte, giornalista e conduttore televisivo Philippe Daverio. L’innovativa esposizione, concepita ed ideata da Momò Calascibetta, Elena Agudio e Cristina Alaimo, a partire dal giugno 2005 allo scopo di fornire uno spaccato delle Arti in Italia e della loro vitalità, raccoglierà circa 1500 opere d’arte di dimensioni 13×17 a tema e tecnica liberi. Il progetto, definito dallo stesso Daverio: “un segno visibile della forza e della creatività dell’Arte Contemporanea in Italia”, si associa perfettamente al desiderio di fornire il giusto sostegno alla promozione del talento e del genio artistico nel nostro paese che Alfa Romeo ha fatto proprio nel corso degli ultimi anni.

 Alfa Romeo è partner anche della “Guida alla Biennale”, in distribuzione dal 6 giugno 2007, allegata a “Il Giornale dell’Arte”. Di seguito il comunicato ufficiale.

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Bisognerebbe stare tutti zitti
Non dare retta neanche ai tuoi fratelli
Parlare piano piano a bassa voce
Vedi Gesù che l’hanno messo in croce
Embè Embè
Vuoi o non vuoi devi fare così
Io sulla croce ci andrei
Ma per chi, per chi
Ilalà ilala ilala ilala…
Che bella gente capisce tutto
Sa il motivo ma non il trucco
Ha pistole con proiettili di malignità
Bisognerebbe caricarle a salve
E far di gomma tutti quei pugnali
Che se ti giri per un solo istante
Te li ritrovi conficcati alle spalle
Embè Embè
Vuoi o non vuoi devi fare così
io pugnalato sarei
Ma da chi, da chi
Aspetterò
Che mi darete addosso
Aspetterò
Fermo qui al mio posto canterò…
Per esempio certe volte preferisco i matti
Perché dicono quello che pensano e non accettano ricatti e compromessi
Non si confondono con gli altri
Nel bene, nel male rimangono se stessi
Tu non accontentarti di restare in superficie
Ma scava nel profondo oltre la radice e le apparenze
Amami per quel che sono veramente
E resterò con te per sempre
Ilalà ilala ilala ilala… Che bella gente

testo di  Momo e Simone Cristicchi
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Penso che dovrei difendermi perché combattere è più difficile
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Carne a Piacere

Giovedì 10 Maggio 2007
 Quintocortile
   Viale Col di Lana 8 - 20136 Milano

CARNE A PIACERE

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La fame di Momò-disegno a matita-cm.120 x 150-2002


a cura di Donatella Airoldi

presentazione di Giovanni Schiavo Campo
 
Questa  è la seconda mostra di un nuovo ciclo  metafora  condensata dell’umana vita  dal titolo ‘Pranzo completo’. Tali mostre si chiamano: ‘Penne all’arrabbiata’, ‘Carne a piacere’, ‘Crudité. Come è consuetudine nei temi che proponiamo sono presenti, oltre alla evidente vena ironica,  diverse possibili e ambigue  interpretazioni.
 

Un bel cosciotto di agnello o una spalla umana vagamente nuda? Carne, ovvero tutti gli esseri viventi.
Ci sono i bolliti misti che sono insiemi di carni lessate, ma che sono anche tutte le cose disordinate e articolate con stridore, sono i compromessi ideologici all’ultimo stadio, sono pezzi di mondo slegato e frantumato. Bistecche uguale occhi pesti e dis-piaceri, arrosti uguale braci, fumo, lente rosolature. Come chi sta sulla graticola aspettando docce fredde, o chi si inoltra nelle città torride riscaldate dalle marmitte e dagli impianti di raffreddamento.
Carne, piacere della carne, orrore della carne!

Momò Calascibetta sarà presente con l’opera "la Fame" creata in coppia  all ‘altra dal titolo " La sete" esposta fino a maggio nel castello di Grumello ( Bergamo ) in occasione della mostra " beviamoci sopra".
Tali opere fanno parte del ciclo TERROMNIA, mostra evento curata da Philippe Daverio alla Fondazione Mudima di Milano.

inaugurazione: martedì 8 maggio  alle  ore 18,00
orario: da martedì a venerdì dalle ore 17,30 alle 19,30 (fino al 18 maggio)
 

13 X17 alla Biennale a cura di Philippe Daverio

Mercoledì 4 Aprile 2007

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ATTENZIONE!!!!
AVVISO IMPORTANTE PER TUTTI GLI ARTISTI CHE HANNO PARTECIPATO AL 13X17:

E’ in preparazione il catalogo dell’evento a cura di Philippe Daverio che sarà pubblicato da Rizzoli editore in occasione del ritorno alla biennale di Venezia 2007 del 13X17 che concluderà la decima ed ultima tappa del tour proprio là dove è nata la protesta per l’ assenza di un padiglione dell’arte italiana. Verrà effettuata una selezione su tutti gli artisti che hanno già partecipato perchè saranno inserite nel volume soltanto 1000 opere. Al termine dell’operazione comunicheremo l’elenco degli artisti scelti.
A tal fine, se siete interessati ad essere pubblicati, abbiamo bisogno che ciascuno di voi firmi la liberatoria alla pubblicazione e la invii via fax allo 02.87388487 entro e non oltre il 30 aprile 2007. Senza tale autorizzazione non sarà possibile procedere. Vi preghiamo inoltre di aiutarci ad avvisare tutti passando parola tra gli amici artisti meno informatizzati.

Potete stampare e firmare il modello in allegato.
scaricabile sul sito
www.padiglioneitalia.com
Grazie a tutti per la collaborazione ,

 Momò Calascibetta
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Beviamoci sopra

Sabato 17 Marzo 2007

CASTELLO DI GRUMELLO

BEVIAMOCI SOPRA
A cura di Philippe Daverio

1 aprile - 1 maggio 2007
Castello di Grumello, Grumello del Monte (Bergamo)

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Momò Calascibetta- " La sete " - disegno a matita - cm 120 x150 - 2002
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In occasione dell’evento Castelli e Ville aperte in Lombardia, il Castello di Grumello ospita la mostra Beviamoci sopra, curata da Philippe Daverio, quarta tappa del ciclo annuale "Bacco a Bergamo". La rassegna di arte contemporanea inaugura domenica 1 aprile 2007, giornata di riapertura dei castelli lombardi al pubblico, un’opportunità unica per conoscere a fondo il patrimonio artistico e culturale del nostro territorio attraverso un circuito che annovera 40 Castelli e dimore storiche.
Le suggestive sale del Castello di Grumello, sede di un’antica cantina, ospitano oli su tela, disegni, acquerelli e sculture ispirati al vino, al bere e ai bicchieri di Benedetta Bonichi, Bruno Bordoli, Raffaele Bueno, Momò Calascibetta, Enrico Clausetti, Natalie Du Pasquier, Luca Leonelli, Max Marra, Gaetano Orazio, Lorenzo Petrantoni, Paolo Poggioli, Adriano Pompa, Giovanni Ragusa, Fabrizio Soldini, Vincenzo Sorrentino, Fabius Tita.
Accanto alle opere sono esposti bicchieri realizzati da Andrea Zilio, maestro vetraio di Murano, e altri calici moderni e antichi di Murano e non.
Introduce la mostra un video con un breve excursus sulla storia dell’arte che illustra come il tema abbia ispirato moltissimi artisti del passato. Il filmato è realizzato dagli studenti del corso di Design del Politecnico di Milano.
Il coordinamento è di Jean Blanchaert, Elena Agudio e Roberta Gaito.
A proposito dell’evento, Cristina Kettliz, proprietaria del Castello di Grumello, sottolinea: "visto il successo di pubblico ottenuto negli ultimi anni, con questa mostra proseguiamo con entusiasmo il programma di iniziative culturali tese a promuovere, valorizzare e dar vita al Castello".

Coloro che visitano la mostra l’1 aprile riceveranno in omaggio la Castelli Pass, che dà diritto a uno sconto sull’ingresso al circuito degli oltre 40 Castelli dell’Associazione Castelli e Ville aperti in Lombardia. L’esposizione è visitabile tutte le domeniche (ore 15-18) nell’ambito della consueta visita guidata al Castello. Durante la settimana e la domenica mattina è possibile ammirare la collezione su prenotazione.

testi e immagini scaricabili dal sito: www.irmabianchi.it