Il miracolo USA in Irak
Sabato 10 Febbraio 2007Il miracolo USA in Irak:
la moltiplicazione delle guerre e dei morti.
Ora ci troviamo di fronte invece a un’impresa moderna, ben progettata e realizzata in pochi anni, merito esclusivo del Commander in Chief che siede alla Casa Bianca. Complimenti vivissimi.
Ma solo poche ore prima delle illuminate e geniali parole di Gates, i 16 servizi segreti americani avevano divulgato un rapporto che metteva a nudo la crisi irachena in tutta la sua gravità e complessità e che con molti equilibrismi linguistici svelava "che il termine ‘guerra civile’ non rappresenta adeguatamente la complessità del conflitto in Iraq. Tuttavia, il termine ‘guerra civile’ descrive accuratamente elementi chiave del conflitto iracheno, compreso il rafforzamento delle identita’ etno-settarie, un cambiamento epocale nel carattere delle violenze, una mobilitazione etno-settaria e la fuga della popolazione dalle proprie case".
Mentre sulle operazioni militari americane i servizi confermano che se non s’invertirà subito la rotta fermando gli scontri tra sciiti e sunniti"la situazione nel campo della sicurezza continuerà a deteriorarsi nei prossimi 12-18 mesi a un ritmo comparabile a quello della fine del 2006".
Però, ovviamente, per i servizi d’intelligence Usa le potenzialità militari degli Usa e della coalizione "rimangono un elemento essenziale, compresi la consistenza numerica delle truppe, le risorse messe a loro disposizione e la prosecuzione delle operazioni di sicurezza. Un rapido ritiro avrebbe conseguenze pericolose, con violenze ancora maggiori".
Quindi come al solito si prende atto che la situazione è disastrosa e peggiorerà molto probabilmente nei prossimi mesi, ma non ci si può ritirare perché altrimenti la situazione peggiorerà. Un ragionamento tragicomico, un po’ come dire mentre si sta correndo in auto "Stiamo andando a schiantarci contro un muro però proseguiamo dritto ugualmente perché altrimenti usciamo fuori strada e rompiamo il semiasse"…. Purtroppo però non è affatto una novità, è un ritornello vecchio e stantio che ormai conosciamo a memoria.
All’amministrazione Bush comunque non è piaciuto affatto che i servizi abbiano usato il termine "guerra civile" e infatti l’ex della Cia Gates ha immediatamente replicato dichiarandosi in disaccordo sull’uso della definizione "guerra civile" per caratterizzare la violenza che insanguina l’Iraq affermando che "non e’ una questione semantica". Ma lo ritiene "il risultato di una semplificazione eccessiva che non rende l’idea della complessità di quanto sta accadendo in Iraq". Ok, ci crediamo..non è una questione semantica; ma Gates o Bush dicano al mondo allora come si deve definire altrimenti una situazione in cui iracheni ammazzano altri iracheni quotidianamente, magari scopriremo finalmente il neologismo che tutto il mondo anela di conoscere. Ma Gates forse ha già risolto la questione dicendo semplicemente che "in Iraq non c’è una guerra civile ma ci sono quattro guerre"…et voilà.
Nel frattempo i soldati Usa ammazzati in Iraq sono quasi 3100; ma questa è un’altra guerra, la quinta..
di Enrico Sabatino