Archivio del 7 Marzo 2007

++Hanno ucciso George W. Bush++

Mercoledì 7 Marzo 2007

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Hanno ucciso George Bush

In uscita il 16 marzo il fanta-documentario inglese sull’omicidio del presidente Usa. Il regista: «Parto dal futuro per raccontare le cose agghiaccianti successe negli ultimi sei anni»
Oggi, 19 ottobre 2007 poco prima delle nove di sera, davanti all’hotel Sheraton di Chicago il presidente degli Stati Uniti George Walker Bush è stato colpito a morte da due proiettili sparati dalla finestra dell’edificio di fronte. Trasportato precipitosamente in ospedale, è stato sottoposto a un intervento per fermare l’emorragia causata dalla recisione dell’aorta, ma i medici non sono riusciti a impedirne il decesso avvenuto attorno all’una e mezza di notte.

È questo l’evento che dà il titolo a Death of a president, il film dell’inglese Gabriel Range che, nella forma del fanta-documentario, racconta a posteriori (è ambientato nel 2008) la serie di eventi che portò all’omicidio di Bush e le sue conseguenze.

«Ho voluto usare la lente del futuro per interpretare il presente - racconta Range -. Già in passato avevo usato la formula del documentario realizzato nel futuro per esaminare la realtà attuale: dopo pochi minuti, come in questo caso, ci si dimentica che le cose che si vedono non sono accadute e si riesce a riflettere sul presente».

Un presente nel quale il presidente Usa affronta una pesante contestazione a Chigago a causa del conflitto in Iraq e dell’atteggiamento provocatorio verso Iran e Corea del Nord, che sfocia in un vero e proprio assedio all’albergo nel quale è chiamato a tenere un discorso.

Tutto fila liscio, tra le preoccupazioni dei servizi segreti, finché Bush non esce e viene ucciso da due proiettili mentre saluta la folla. Il suo posto viene prontamente preso dal vice Cheney, che dapprima minaccia ritorsioni contro la Siria (fantasiosamente indicata come responsabile indiretta del misfatto) e poi instaura uno stato di polizia nel Paese con un inasprimento del Patrioct Act. A farne le spese un ragazzo siriano, colpevole solamente di essere passato nel posto sbagliato al momento sbagliato, d’essere musulmano e aver fatto in passato un viaggio in Pakistan.

La verità sull’assassino però è ben diversa e difficile da accettare per l’amministrazione dei "falchi": la morte del presidente dipende infatti in gran parte da quel che lui ha deciso in vita.

Ed è per (di)mostrare questo che Range ha realizzato, con una magistrale mescolanza di immagini reali (il funerale di Bush è quello di Ronald Regan), riprese ritoccate, interviste recitate e inquadrature girate ad hoc con ogni mezzo (dalla cinepresa fissa ai videofonini, dalle telecamere di sorveglianza alla camera a mano), un verosimile e tesissimo documentario di finzione. «Il valore del film è nella sensazione di realismo, dopo cinque minuti si scorda che è tutto falso. Ma era necessario mostrare l’uccisione di Bush come una metafora dell’11 settembre per verificare come reagiremmo a quella notizia».

In America non molto bene, in verità: «La Fox, cui ovviamente non sto simpatico, mi ha accusato di distorsione della realtà e di irresponsabilità… ma se loro lo fanno tutti i giorni! Hillary Clinton ha definito il film "malato, morboso e disprezzabile" senza neppure vederlo: pensava fosse un incoraggiamento a uccidere davvero Bush. Sapevo che gli Usa sarebbero stati il mercato più duro, ma molte persone che ho incontrato mi hanno espresso la propria disillusione e rabbia per essere stati ingannati sull’Iraq. E poi a me interssava dare un punto di vista diverso, dire che negli ultimi sei anni sono successe cose incredibili e raggelanti».

Range spera però che il futuro, quello vero, sarà migliore: «C’è posto per l’ottimismo, fino a poco tempo fa erano inconcepibili le ammissioni di errori che ci sono state ultimamente. Ma capisco anche la paura e la scaramanzia di voi italiani: mi hanno spiegato che per voi, se si fa vedere la morte di qualcuno, gli si allunga la vita…».Emanuele Benvenuti