Archivio di Marzo 2009

Il 29 marzo riapre il Museo Guttuso

Lunedì 23 Marzo 2009

Riapre al pubblico il Museo “Renato Guttuso Villa Cattolica” che dal mese di giugno 2007 era stato chiuso  per una nuova risistemazione degli spazi espositivi.

Subito dopo la conclusione della mostra-evento "La potenza dell’immagine" che completava la trilogia delle mostre del grande maestro bagherese iniziata nel 1987 con la mostra "Dagli esordi al Gott Mitt Uns" e proseguita nel 2003 con l’esposizione "Dal fronte nuovo all’auto biografia", era già stata avvertita la necessità di una risistemazione complessiva del complesso monumentale di Villa Cattolica , considerato che i recenti lavori avevano reso disponibile anche la seconda sopraelevazione del Palazzo.

Pertanto dopo quasi trent’ anni di vita del Museo si è reso opportuno ridisegnare un nuovo percorso espositivo che valorizzasse non solo le opere di Guttuso, ma anche quella collezione di altri artisti che il museo ha acquisito negli anni, comprendendo artisti bagheresi (Tomaselli, Quattrociocchi, Lo Iacono) la cui produzione fu precedente a quella di Guttuso, e che desse un doveroso riconoscimento e una idonea collocazione a scultori e pittori, quali Pina Cali, Silvestre Cuffaro, Peppino Pellitteri dando una immagine più completa della produzione del  territorio.

Infatti  tra le  opere di recente acquisizione del Museo Guttuso per la sua collezione permanente si è aggiunta  quella  di Momò Calascibetta "Minuetto a Villa Palagonia" di cm.160 x 180 del 2002 ambientata in una delle più famose ville settecentesche di Bagheria.

Il   secondo piano invece si è destinato ad una esposizione permanente di foto progettata e curata da un grande artista della macchina fotografica Giovanni Battista Maria Falcone  che oltre ai già presenti fotografi  bagheresi da Ferdinando Scianna a Giovanni Battista Maria Falcone, da  Pintacuda  a Tornatore ha integrato la collezione con artisti di grande respiro nazionale ed internazionale particolarmente sensibili  alla cultura del Mediterraneo.

Il recupero pressocchè totale dell’immobile permetterà di diventare un contenitore artistico e un centro per attività multimediali  unico, in Sicilia e nel Meridione d’Italia.

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Visione laterale delle scuderie di Villa Cattolica
e lo scempio della fabbrica retrostante

Per questo l’evento di domenica 29 marzo 2009 alle 17.00
si può considerare a tutti gli effetti una re-inaugurazione

opere permanenti di:

Pittura-Disegno- Scultura


Accardi, Alliata, Angeli, Attardi, Baldassella,  Bandinelli, Benedetto, Bonomolo, Buzzati, Cagli, Calascibetta, Calì, Cambellotti, Carroll, Carta, Castro, Castellano, Catalano, Ceccotti, Chitti, Colli, Comes, Cossyro,Taravella, Cuffaro, Cusenza, De Filippi, De Stefano, Dixit, Evergood, Farruggio, Fasulo, Festa, Fieschi, Francese, Garajo, Gelli, Gennaro, Giambecchina, Guardi, Guarienti, Guerrino, Guttuso, Fasulo, Jones, Kubin,  Lebrun,  Lauricella, A. Leto, G. Leto, Levi, Lo Iacono, Margani, Moncada, Munari, Musti, Nasini, Campanella, Omiccioli, Ortega, Pasqualino Noto, Pellitteri, Perez, Peverelli, Pignon, Pizzinato, Portocarrero, Porzano, Prestipino,  Provino, Quattrociocchi, Raphael, Mafai, Ricci, P.Rizzo, L.Rizzo, Romagnoli , Rutelli, Sanfilippo, Savelli, Scaduto, Scarpitta, Schifano, Schimmenti, Scorzelli, Solendo, Spadari, Stefannoni, Tavernari,Titonel, Tomaselli, Treccani, Trombadori, Turchiaro, Vacchi, Vaglieri, Volo, Zancanaro, Ziveri.

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"minuetto a Villa Palagonia"-2002
L’opera di Momò Calascibetta
recentemente acquisita dal Museo Guttuso

Fotografia

Belvedere, G.Di Salvo, P.Di Salvo, Falcone, Giaramidaro, Languillo, Lentini, Leone, Longo, Minnella, Pepi, Pintacuda, Pitrone, Prestifilippo, Roth, Savagnone, Scalia, Schifano, Scianna, Settanni, Tornatore.

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Negli spazi esterni verrà presentato il libro curato da Biagio Napoli e Mimmo Aiello "I ragazzi di Via Sant’Angelo" sulla storia del Circolo di Cultura “l’Incontro”.
Per questo ci sarà anche Peppuccio Tornatore che dell’ Incontro fu fondatore e anima.

Tra i politici oltre al Sindaco Biagio Sciortino e all’assessore alla Cultura Sergio Martorana, ci saranno l’assessore regionale ai Beni Culturali, on. Antonello Antinoro, e l’on. Gabriella Giammanco, deputato nazionale, componente della Commissione Cultura.

Tra gli esperti oltre alla Direttice del Museo Dora Favatella Lo Cascio, alla quale andrebbe un grande grazie per la competenza e la passione che mette nel suo lavoro, e a Fabio Carapezza Guttuso, anche Adele Mormino, già Sovrintendente e oggi Direttore Generale dell’Assessorato ai Beni culturali.

Orari di apertura
Tutti i giorni, feriali e festivi, lunedì escluso.

Orario invernale
Dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.30 alle 19.00
Orario estivo
Dalle ore 9.30 alle ore 14.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.30

I contatti
Museo Guttuso Villa Cattolica
via Rammacca, 9 (SS 113) 90011 Bagheria PA
Tel. 091.943902 – fax: 091.933315
e-mail: villacattolica@tiscali.it
sito internet: www.museoguttuso.com
Sito internet: www.falconeriuniti.it

 

Stop agli arresti domiciliari-Alessandro Riva a San Vittore

Venerdì 13 Marzo 2009

Pedofili in cella, dopo la legge scattano le manette.

di Luca Fazzo

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Alessandro Riva, critico d’arte milanese, è uno dei primi imputati a subire l’inasprimento delle norme per chi risponde di violenza sessuale sui minori: dagli arresti domiciliari ha dovuto traslocare a San Vittore. E altri lo seguiranno.

É una norma con effetto immediato, contenuta nel decreto-sicurezza approvato recentemente dal Parlamento: per gli accusati di reati di pedofilia (più tecnicamente, violenza sessuale a danno di minori) l’unica forma di custodia cautelare ammessa è il carcere. Stop agli arresti domiciliari, all’obbligo di firma, ad altre misure ritenute troppo blande di fronte ad un reato «estremo» come lo stupro dei bambini.
A differenza di altre norme, che avranno bisogno di rodaggio per entrare davvero in vigore, questa è già scattata. La norma (essendo una norma procedurale) ha anche effetto retroattivo, quindi vale non solo per i pedofili che verranno individuati in futuro ma anche per quelli già denunciati e incriminati e ancora in attesa di giudizio definitivo. Per loro, carcere obbligatorio.
La conseguenza è che le Procure di tutta Italia si stanno attrezzando per spedire in carcere decine di imputati per i quali finora erano state ritenute sufficienti misure cautelari più blande. C’è chi in carcere ci è già stato portato: per esempio il critico Alessandro Riva, già collaboratore di Vittorio Sgarbi, condannato l’anno scorso a nove anni di carcere. Riva attendeva agli arresti domiciliari la sentenza d’appello. Invece, applicando il «decreto sicurezza», il pubblico ministero Marco Ghezzi ha chiesto e ottenuto che venisse disposta a carico di Riva la custodia in carcere. E il giudice ha spedito il critico a San Vittore.
E Riva non sarà il solo a subire questa sorte. I magistrati della Procura milanese che si occupano di reati sessuali si sono riuniti nei giorni scorsi per decidere come comportarsi nei confronti degli altri presunti pedofili che attualmente si trovano sottoposti a misure cautelari. La scelta è stata quella di chiedere ai giudici di mandare in carcere tutti gli imputati che attualmente si trovano ai «domiciliari». Per gli altri, quelli sottoposti a misure più soft - come l’obbligo di firma o il divieto di soggiorno - la Procura teme che il carcere potrebbe costituire un inasprimento sproporzionato alla loro pericolosità reale, così come emerge dalle indagini. Ma la legge è chiara: l’unica misura cautelare possibile è il carcere. Quindi i magistrati si trovano di fronte ad un bivio: o lasciare gli indagati a piede del tutto libero, o mandarli in prigione.
I difensori di Riva ritengono che, se applicata in modo meccanico, la norma contenuta nel decreto sicurezza potrebbe essere incostituzionale, e meditano un ricorso alla Consulta: ben sapendo che l’unico precedente di questo tipo (la legge che imponeva il carcere per gli imputati di mafia) superò indenne il vaglio della Corte Costituzionale. Intanto le condizioni di detenzione di Riva sono state stigmatizzate in un articolo sul «Foglio» di oggi in cui si denuncia il fatto che il critico si trova «in una cella di dodici metri quadri condivisa con un albanese, un arabo, un rumeno e un italiano».