Fashon Milano Center
di Nuccia Cesare
2.
Oh… i gattini dell’infanzia!
La prima volta che si guardavano allo specchio si terrorizzavano, rizzavano il pelo, si facevano la gobba e la coda grossa, si gonfiavano e soffiavano contro la loro immagine. Quando attaccavano sbattevano miseramente sul vetro dello specchio.
I padroni si sbellicavano dalle risate.
Arrivavano sempre in coppia. Alla stessa ora. Il venerdì. Erano due non avvalentisi dell’insegnamento della religione cattolica. Troppo piccole per uscire dalle mura della scuola venivano a svernare in biblioteca.
Si piazzavano davanti a uno specchio lasciato dal mio predecessore e cominciavano a pettinarsi, truccarsi, improfumarsi, tinteggiarsi, recitare il rosario delle marche dei prodotti di bellezza in circolazione.
Vanamente venivano da me invitate a un comportamento più consono al luogo, quello che ottenevo era, al massimo, un lieve e temporaneo (molto temporaneo) abbassamento di voce. Poi la voglia di riprenderle scemava: pazienza, se ne sarebbero andate…
Un venerdì di miracolo, una di loro non arrivò.
Già mi fregavo le mani assaporando la tranquillità dell’ora a venire. Che illusa!
L’altra eretica, per nulla turbata dall’essere essere rimasta single, si piazzava davanti allo specchio, accendeva il cellulare, e iniziava la solita giaculatoria con la sua compagna lontana. Con la mano libera si aggiustava i capelli, si pettinava le ciglia, si lisciava le guance.
C’è cosa?
Molte cose.
C’è che parole come Look, Charme, Trendy, Style, Glem sono nella bocca dei giovani come pane e casa, c’è che ormai si parla della moda e dell’immagine come i nostri harem e i nostri burqua, c’è che questi giovani manderanno a puttane tutte le lotte e le conquiste sociali degli ultimi 50 anni.
E non è il peggio.
Il peggio è che sempre più, nei palazzi di Milano, spuntano cartelloni pubblicitari di dimensioni smisurate. Ritraggono figure, corpi e styli di vita fantastici, irraggiungibili, inaccessibili. Il peggio è che sono questi mostri ciclopi i maestri, gli archetipi, i veri specchi dei giovani.
E allora, più che Narcisi innamorati di sé stessi, più che Crimilde con la paura di non essere la più bella del reame, queste sventurate creature somigliano a quei carmusci che vedevano nella propria immagine il loro più acerrimo nemico.
E si terrorizzavano, si gonfiavano, si soffiavano addosso fino a sbattere contro il vetro.
I padroni si sbellicavano dalle risate.
Ma alla fine imparavano e finivano per passare davanti allo specchio con annoiata indifferenza.
Loro, i gatti.
Io mi sono limitata a togliere l’intruso dalla biblioteca.
Adesso i ragazzi passano solo davanti ad armadi e scaffali.
E quando, nel vetro di una libreria, riescono a vedere un alone della propria immagine, si fermano, si aggiustano, si imbellettano. Si gonfiano, si soffiano, si spaventano.
I padroni del mondo si staranno sbellicando dalle risate.
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