I bambini di strada sono, insieme ai bambini soldato, ai bambini lavoratori, ai bambini schiavi e ai bambini violentati dentro e fuori le mura domestiche, i rappresentanti di un’infanzia negata
Il sentimento insulare è un oscuro impulso verso l’estinzione. La volontà di sparire è l’essenza esoterica della Sicilia . Poiché ogni isolano non avrebbe voluto nascere, egli vive come chi non vorrebbe vivere. La presenza della catastrofe nell’anima siciliana si esprime nei suoi ideali vegetali, nel suo taedium storico. La Sicilia esiste solo come fenomeno storico. Solo nel momento felice dell’arte quest’isola è vera.
DAI SOLDATI DI TERRACOTTA ALLA BARBIE, I PUPAZZI DI PECHINO di
Philippe Daverio
Ordunque, la questione non è priva di complicate complicazioni. Da poco si sa che le bamboline Barbie fabbricate in Cina e dichiarate velenose a milioni di esemplari non sono tali per colpa dell’astuto fabbricante orientale, ma per via d’un criminale errore di progettazione americano. Il peccato è stato pubblicamente confessato dal vicepresidente della Mattel, la multinazionale del giocattolo. Che siano velenose anche le statuine di Mao e delle Guardie rosse, anch’esse prodotte a milioni di esemplari e esposte in questi giorni in una mostra collegata alla manifestazione «Mercante in Fiera» a Parma? La vernice di queste ultime è stata dichiarata innocua. L’ideologia no! «Mai dire Mao - Servire il Pop» ha generato attenzioni e
polemiche. Il presidente dei cinesi ha lasciato sul terreno con la sua trasformazione del Paese sessanta milioni di morti, quanto quelli che ha inesorabilmente mietuto la carestia del 1956. Ora i cinesi mangiano a crepapelle. La Cina nel 1949 come primo atto di espansione ha cancellato la teocrazia pacifica del Tibet e iniziato un percorso inarrestabile di distruzione dei più belli e commoventi monasteri di alta quota e del sistema ecologico perfetto che questi avevano preservato. Il Datai Lama è rifugiato all’estero da più di mezzo secolo. Auguriamogli la sorte del papato di Avignone e quindi il ritorno. La Cina ha in comune con gli Usa la passione non solo per la Barbie ma pure per l’annullamento della regola che fu data a Mosè sul Sinai
(«Non uccidere») e tutti e due gli Stati continuano a praticare la pena di morte, in Cina con numeri ben maggiori - ma si sa che i cinesi sono più numerosi.
uno dei sei "personaggi in cerca di Mao" di Momò Calascibetta
Andy Warhol, che è l’artista sicuramente più creativo della stagione Pop americana, ha lasciato una serie di icone che testimonieranno nei secoli la cultura statunitense, e cioè le scatolette di brodo della Campbell, il ritratto di Marylin Monroe, il car crash (l’incidente automobilistico), la-sedia elettrica e - ovviamente - Mao Tse Tung.
La mostra di Parma mescola Pop e Mao secondo l’assunto della commedia antica: castigat rìdendo mores. Pone un obbligo di riflessione leggera che è tutt’altro che goliardica e, oggi che tutto sembra privo di valore poiché tutto appare equivalente, questo piccolo contributo di coscienza non è privo di senso.
Mille immagini dall’aspetto bonario che rivelano più che nasconderlo un dramma effettivo. E permettono di capire un po’ di più il gigante economico che si affaccia sullo scenario del globo. La Cina è faraonica da sempre, non ha mai dato, se non nella raffinata filosofia confuciana, peso all’individuo. È la specie che avanza, come le statuine esposte. È la specie che si identifica nel suo destino, sicché il comportamento di mezzo secolo fa ricalca quello di 22 secoli or sono, quando il primo imperatore della terra di mezzo fece bruciare i libri, confiscò le terre, rese obbligatoli i suoi scritti e si fece seppellire con le sue statuone, quelle che riproducevano i suoi soldati d’allora.
Le statuine di Mao sono la combinazione fra l’esercito di terracotta e le statuette più gentili che nel XVIII secolo raffiguravano in porcellana i mandarini e i ragazzi sorridenti. Ciò che si vede è un cocktail fra imperatore, faraone, mandarini e sorrisi. Tutto in rosso, che non si sa se sia sangue o lacca. E gli artisti di oggi come i "sei personaggi in cerca di Mao" di Momò Calascibetta, ci hanno ricamato sopra, con ironia ma non con spensieratezza. Intanto se ne parla. È già bene così e l’indicazione del bar spiega molto: «La cuCina è vicina».
Ogni santo ha un passato, mentre ogni peccatore ha un futuro - Oscar Wilde
Un mito è una religione in cui nessuno crede più - James K. Feibleman, filosofo, psichiatra e poeta americano
L’uomo e’ soltanto un errore di Dio? Oppure Dio è soltanto un errore dell’uomo? - Friedrich W. Nietzsche (filosofo 1844-1900)
"Sesso" non è la risposta. "Sesso" è la domanda. La risposta è "sì" - Woody Allen
Stolti del mondo voi che avete formata la religione, gli maggiori asini del mondo siete voi che per grazia del cielo avete riformata la corrotta fede - Giordano Bruno, filosofo italiano (1548-1600)
La metafisica è quasi sempre il tentativo di dimostrare l’incredibile facendo ricorso all’incomprensibile - Henry Louis Mencken, scrittore americano (1880-1956)
L’immortalità dell’anima! Che concezione noiosa! Non posso pensare a niente di peggio che vivere per l’eternità in un grande hotel trascendentale, con niente da fare durante la notte - John Mortimer
Le religioni sono come le lucciole: per splendere hanno bisogno delle tenebre - Arthur Schopenhauer
Puoi chiamare Dio in mille modi: Dio, Allah, Buddha, Geova, Yahvè, Ernesto…tanto non ti risponde. - Corrado Guzzanti
Il Vaticano è la più grande forza reazionaria esistente in Italia: forza tanto più temibile in quanto è insidiosa e inafferrabile. - Antonio Gramsci
L’idea di Dio ha distrutto la felicità degli uomini. - Francisco Ferrer Y Guardia
Il nemico è il cattolicesimo, avido di potere, oscurantista, assetato di sangue. Non ha mai esitato a creare martiri della conoscenza ogni volta che si è trovato in posizioni di potere. - Sigmund Freud
Non posso immaginare un dio che premi e punisca gli oggetti della sua creazione, i cui fini siano modellati sui nostri - un dio, in breve, che non è che un riflesso della fragilità umana. Ne posso credere che un individuo sopravviva alla morte del suo corpo, sebbene gli animi deboli nutrano tali opinioni per paura o per ridicolo egoismo. - Albert Einstein
Le religioni sono state create da entusiasti ignoranti o da egoisti ambiziosi. - Denis Diderot
Può darsi che Dio esista, però è meglio non fidarsi. - Alberto Casiraghi
Dio è soltanto una delle alienazioni dell’Io. - Albert Camus
La mia posizione nei confronti della religione è molto chiara, sono ateo. Ma non praticante. - Egidio Arlotti - tratto da "Miele amaro"
Per te io sono un ateo. Ma per Dio, io sono la leale opposizione. - Woody Allen
Nessuno puo’ essere libero se costretto ad essere simile agli altri - Oscar Wilde
L’uomo e’ nato libero, ma dovunque e’ in catene - Jean Jacques Rousseau.
Avevo una ragazza e dovevamo sposarci, ma c’era un conflitto religioso. Lei era atea e io agnostico. Non sapevamo senza quale religione educare i figli. - Woody Allen
Se credo nella scienza? Tra il Papa e l’aria condizionata, scelgo l’aria condizionata - Woody Allen
Una mostra a cura di Gherardo Frassa che inaugurerà a Parma il 22 settembre 2007, il giorno dell’ apertura de Il mercante in fiera l’ importante fiera antiquaria che vede ogni anno sfilare migliaia di espositori, e di visitatori, da tutta l’ Europa.
Il progetto di allestimento di Dario Cavaletti con Annaluce Canali; il coordinamento editoriale di Giancarlo Ascari e la grafica di Edoardo Perri. L’organizzazione generale di Roberta Gaito.
Mai dire Mao - Servire il Pop è una mostra su una grande icona del XX secolo.
Il presidente Mao Tze Tung è il padre della patria della Cina attuale, una figura storica e politica molto controversa.
Momò Calascibetta - Sei personaggi in cerca di Mao - modulo cm.13×17 - acrilico 2007
Cristina Alaimo-Servire il pop per far felice il Mao-modulo cm.13×17- 2007
Retablo di Mao - Cristina Alaimo 2007
Alla mostra non interessa però un giudizio storico-politico su Mao ma solo la sua natura di icona universale di una cultura popolare che a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso diventò cultura pop.
"Servire il Pop" gioca con la famosa parola d’ordine maoista "Servire il popolo" ma, come tutte le prese in giro, é seria: I bianchi e neri dell’ ideologia, i rossi delle bandiere e dei libretti, i gialli di stelle e falci & martello, i blu e i verdi delle uniformi rivoluzionarie erano colori forti, semplici, ottimisti, infantili, entusiasti, pre-postmoderni-in una parola: pop-che non meritano di essere dimenticati.
Senza facili liquidazioni e senza facili assoluzioni.
Perchè il Pop è di tutti, il Pop è del popolo.
W Mao
Una sezione della mostra sarà dedicata a Quelli del 13×17.
il gruppo fondato nel 2005 da Momò Calascibetta, Cristina Alaimo ed Elena Agudio, quando alla Biennale di Venezia fu soppresso il Padiglione Italia. L’ icona di Mao, figura politica di indiscutibile importanza per la cultura cinese e icona per una generazione di studenti occidentali degli anni ‘60/’70, e i simboli ad essa connessi ( bandiera rossa, bandiera cinese, stella rossa il sole del mattino, il girasole, il libretto rosso, la giacca di Mao, la porta di Piazza Tien An Men ) liberamente interpretati e ridotti in formato 13×17 cm. o in più moduli da 13×17.
Che cosa ci fa Chiambretti ritratto accanto al padre della patria cinese, Mao? E’ la locandina della mostra “!Mai dire Mao!“, visibile dal 22 settembre a Parma.
"Mai dire Mao! servire il Pop".
Gherardo Frassa cura l’evento e ci saranno più sezioni da Officina Pop a La casa del Pop e per terminare China Pop. Una fiera dell’arte, dove L’ospite sarà proprio Mao, rivisitato in chiave moderna
dal 22 settembre a Parma, via Fortunato Rizzo, Fiera di Parma.
Catalogo edito da Nuages, Milano – stampato da Intese Grafiche, Brescia introduzione di Gherardo Frassa
testi di Giancarlo Ascari, Philippe Daverio, Renata Pisu, Laura Trombetta e Alessandro Guerriero
Lo slogan della mostra riprende, sdrammatizzandole, le parole d’ordine della rivoluzione maoista, quel ’servire il popolo’, che ora diventa ‘Servire il Pop’.
taxiMao
Le tre sezioni di MAI DIRE MAO
1) OFFICINA POP
Circa 170 artisti, italiani e stranieri, per un totale di oltre 250 opere esposte. E’ la sezione dedicata agli artisti che ieri e oggi hanno lavorato sulla figura di Mao e sui simboli a lui connessi: la bandiera, la stella e il libretto rosso, la Porta della Pace Celeste, le uniformi rivoluzionarie e molti altri.
Officina Pop comprende: Spazio curato da Claudia Gianferrari
Opere degli anni 70 e 80: un Mao di Andy Warhol, alcune tavole di Errò, un’opera di Gilberto Zorio, un olio e una serigrafia di Emilio Isgrò e un ritratto di Mao di Yasumasa Morimura.
Ospiti della Galleria Gianferrari, oltre ad una scultura di Franco Pardi, una serie di 14 opere serigrafate presentate da Lelio Basso in un ’Omaggio a Mao’ nel 1976, anno della morte del leader cinese. Tra queste, opere di: Remo Brindisi, Giacomo Manzù, Gabriele Mucchi, Giò Pomodoro e Giangiacomo Spadari. Artisti cinesi contemporanei
Presenti opere di artisti cinesi contemporanei provenienti da collezioni private italiane (Tai Taiquan, Jianyi Geng, Sui Jianguo, Bo Xiao, Peili Zhang) e una Miss Mao dei Gao Brothers, prestito della Galleria Vallois di Parigi. Spazio curato da Jean Blanchaert
32 artisti invitati da Jean Blanchaert che è anche autore di alcune tavole calligrafate e di un busto di Mao in vetro realizzato a Murano da Silvano Signoretto. La calligrafia sulla nuca recita ‘Not made in China’.
Mai Mao
Per la prima volta in Italia, ‘Mai Mao’, una mostra inaugurata a Parigi nel 2005 in cui 20 artisti cinesi furono invitati a lavorare su una stessa statuina bianca di ceramica raffigurante Mao, curata da Lina Lopez e Giacomo Rambaldi per Fattorie Celle, Collezione Gori. Wake up Shangai
29 fotografie tratte dal catalogo ‘Wake up Shangai’, un reportage che testimonia la curiosa abitudine del popolo cinese di sfoggiare colorati pigiami in pieno giorno durante ogni attività. ‘Quelli del 13X17’
11 artisti provenienti dall’operazione ideata nel 2005 da Momò Calascibetta, Cristina Alaimo, Elena Agudio e fortemente sostenuta da Philippe Daverio quando alla Biennale di Venezia fu soppresso il Padiglione Italia. Mostra itinerante che conta oltre 1600 partecipanti, attualmente esposta a Murano. Il formato delle loro opere è naturalmente 13×17 centimetri o un multiplo dello stesso; saranno allestite, come nell’operazione originale, mediante calamite applicate su lastre di ferro.
…i sei MAO di MOMO ‘… Mao moda e design
Tra le opere che reinterpretano l’abbigliamento della Rivoluzione Culturale: l’inedita collezione di Monica Bolzoni per Bianca e Blu che rivisita le divise e gli accessori delle ballerine del distaccamento rosso femminile, impreziosendole con l’argento e la vernice rossa.
Alessandro Guerriero, presidente del NABA, Nuova Accademia Belle Arti, ha invitato i suoi allievi, sotto la direzione di Clara Rota a reinterpretare la celebre giacca di Mao. I ragazzi hanno lavorato su giacche originali grigie e nere dell’epoca.
Marisa Camilla ha realizzato una gonna in pvc trasparente decorata con immagini di Mao e ideogrammi cinesi, di Barbara Trebitch è la giacca di Mao in versione double-face.
Tra gli oggetti di design: un mobile di Alberto Biagetti, un set da tavola di Mark Anderson, una stella rossa-portacactus di Aldo Cibic, una scacchiera di Edoardo Perri e una lampada di Annaluce Canali. Volto e sagoma di Mao
Gli artisti si sono focalizzati soprattutto sulla figura di Mao. Il suo volto – a volte anche solo la sua inconfondibile sagoma – è interpretato in decine di modi diversi e diventa: disegno, fumetto, dipinto a olio, scultura, fotografia, collage, video e installazione. Concetti Rossi
Altri hanno lavorato invece sui Concetti Rossi in generale, ad esempio Sergio Calatroni che ha realizzato due manifesti con due Haiku, Mao Miao Mio Dio e Gingle Mao e Patrizia Tigossi con una composizione di caratteri tipografici antichi ‘Servire il Pop’. Sculture
La ballerina luminosa di Marco Lodola; la scultura filomaoista di Claudia Gramegna; la Napoletana di Mao di Riccardo Dalisi, le sculture in ferro di Fabius Tita e di Brunivo Buttarelli, Patti Nicoli, Mimmo Longobardi, Francesca Grazzini, Alessandro Baroni. Opere di carta
L’abito in carta di riso di Caterina Crepax e le opere di Clara Rota: una giacca fatta con minuti ritagli di giornali cinesi distribuiti a Milano e un fiore di carta intitolato (L’)Oblio in cui Mao appare ‘ubriaco’ di comunismo. Illustrazione e grafica
Presenti gli illustratori: Giancarlo Ascari con Mao Give Me Five, Franco Matticchio con Retro Mao, Mao Gio Cond e Il fantasma dell’opera di Pechino e gli artisti che hanno lavorato nella sfera della grafica: Marie B. Cross, Cesare Rota Nodari, Ugo Rota, Margherita Palli, Sergio Pappalettera. Installazioni
‘Che 100 fiori sboccino, che 100 scuole gareggino’ dei Cognati Commercianti che schierano cento giacche delle Guardie Rosse in miniatura. Lorenzo Petrantoni presenta un’installazione composta da migliaia di foglietti di carta con rielaborazioni grafiche della propaganda originale della Rivoluzione Culturale. Due le video-installazioni di Francesco Locatelli e di Barbara Corti e Maurizio Chesneau. Humor Rosso
Pezzi spiritosi che giocano con il tema della mostra e con il nome di Mao: Maori, Maonese, Maorlboro, Maondala . In questa sezione sono presenti anche due gag di Piero Chiambretti, Mao a pezzi e un lavoro che ironizza sullo scandalo di vallettopoli. DAVERIO?!?
Anche il manifesto della mostra è un’opera d’arte: dipinto ad olio su tela da Franca Silva.
Elenco degli artisti Officina Pop
Galleria Blanchaert
Jean Blanchaert, Claus Bonomo, Bruno Bordoli, Dario Brevi, Giovanni Cerri, Cognati Commercianti, Emanuele Convento, Andrea Costa, Mario De Leo, Gabriele Destefano, Angela e Giovanna Grimoldi, Desideria Guicciardini, Emanuela Ligabue, Nicola Magrin, Antonio Marinoni, Max Marra, Livio Marzot, Veronica Menghi, Ettore Moschetti, Patty Matilde Nicoli, Gaetano Orazio, Ines Paderni Zerbone, Porenzo Petrantoni, Luisa Pigni, Sax, Angelo Sblendore, Silvano Signoretto, Vincenzo Sorrentino, Fabius Tita, Gabriella Tonzar, Marie-Laure Van Hissenhoven
Galleria Gianferrari
Errò, Emilio Isgrò, Yasumasa Morimura, Franco Pardi, Andy Warhol, Gilberto Zorio.
Omaggio a Mao
Rafael Alberti, Remo Bianco, Remo Brindisi, Pasquale D’Orlando, Agenore Fabbri, Chin Hsiao, Giacomo Manzù, Giuseppe Motti, Gabriele Mucchi, Karl Plattner, Giò Pomodoro, Giangiacomo Spadari, Ernesto Treccani, Ricarda Vivarelli.
Artisti Cinesi
Gao Brothers, Jianyi Geng, Sui Jianguo, Tai Taiquan, Bo Xiao, Peili Zhang.
Quelli di Gherardo Frassa
Mark Anderson, Aris, Giancarlo Ascari, Carlo Baroni, Franco Betteghella, Elizabeth Ruchti, Alberto Biagetti, Monica Bolzoni Bianca e Blu, Mattia Bosco, Brunivo Buttarelli, Sergio Calatroni, Marisa Camillo, Enrico Camontelli, Franco Campigotto, Annaluce Canali, Maurizio Chesneau, Piero Chiambretti, Aldo Cibic, Barbara Corti, Caterina Crepax, Marie B. Cross, Riccardo Dalisi, Manolo Degiorgi, Umberto Fenocchio, Ferroitalia, Cesare Fullone, Cristina Gozzini, Claudia Gramegna, Francesca Grazzini, Alessandro Guerriero, Raffaele Iannone, Giuseppe Antonello Leone, Francesco Locatelli, Marco Lodola, Mimmo Longobardi, Anna Rita Machiavelli, Albino A. Marcolli, Arnaldo Milanese, Gioacchino Marino, Franco Matticchio, Massimo Morozzi, Aghim Muka, Carlo Orsi, Margherita Palli, Sergio Pappalettera, Edoardo Perri, Andrea Petrone, Ario Pizzarelli, Giacomo Rambaldi, Clara Rota, Ugo Rota, Cesare Rota Nodari, Angela Rui, Davide Servadio, Franca Silva, Patrizia Tigossi, Attilio Tono, Barbara Trebitch, Angelo Vadalà.
Mai Mao
Wu Chang, Neng, Gu Cheng, Pan Du, Ye Fu, Gao Brothers, Chen Guang, Yu Jidong, Pu Jie, Chen Jinhu, Jin Juan, Zhang Qikai, Chen Liang Quing, Xiao Peng, Li Sa, Yang Shen, Lu Xiao, Li Yan, Cao Yang, Luo Yong Jin, Gao Zeng Li.
Quelli del 13×17
Cristina Alaimo, Gianpaolo Atzeni, Guido Averna, Momò Calascibetta, Leandro di Prinzio, Fabrizio Dusi, Claudia Gramegna, Francesco Liggieri, Calogero Marrali, Salvatore Melillo, Vera Lux.
Naba
Clara Rota, Matteo e Marta Cabassi, Anna Canavesi, Francesca Carretta, Tommaso Comolli, Alice Mortaro, Cecilia Dosi, Paolo Lutri, Moreno Ferrari, Marco Galati, Ermanno Galoppi, Andrea Goj, Bruna Garabelli, Sania Lasic, Pasquale Macciocca, Sara Miegge, Alessandro Mori, Eli Peduzzi, Sara Saini, Chiara Santagata, Frenk Valtorta, Carlo Tartaglia, Davide Magni, Martino Cabassi, Gabriella Tontini, Stefania Vaccari.
2) CHINA POP
Chiana Pop è dedicata alle memorabilia originali provenienti dalla Cina.
Statue di Mao di ogni dimensione e tecnica, gruppi ceramici che raffigurano momenti chiave della Rivoluzione Culturale attraverso i suoi protagonisti: le guardie rosse, i contadini, gli operai, gli studenti, i medici scalzi, le ballerine del distaccamento rosso femminile etcetera, oltre a scene di processi ed esecuzioni agli intellettuali, ai proprietari terrieri e a tutti coloro che non erano allineati ai dettami del regime. Centinaia di versioni (in diversi formati e lingue) del celebre libretto rosso che fu stampato in Cina in 740 milioni di copie; libretti di grafica contenenti dettagliate istruzioni su ogni attività della società cinese: dall’impaginazione dei giornali alla realizzazione di un da zi bao, dai ricami per le bandiere all’allestimento di un palco ufficiale. E ancora libretti di appunti, libretti d’arte, manifesti, schede illustrate della vita di Mao, giacche, pantaloni, cappelli, fascette delle divise delle guardie rosse, borse, bandiere, badge, fiori di carta, manifesti, poster e molti altri oggetti (fermacarte, specchi, ricami, orologi, tazze da tè, teiere, servizi di piatti, sveglie) strumenti fondamentali della propaganda maoista.
Questo materiale, inedito in Italia, viene per la prima volta presentato al pubblico e storicizzato in un catalogo proprio in occasione di Mai dire Mao e venduto nel ‘Mao for sale’, lo spazio appositamente allestito all’interno del percorso espositivo. Il personale addetto alla vendita, così come le hostess in mostra, veste rigorosamente abiti d’epoca originali.
In Cina dal 1993, anno del centenario della nascita di Mao Zedong, ha preso il via una corsa all’accaparramento dei pezzi originali della Rivoluzione Culturale da parte dei collezionisti con il conseguente lievitare del loro valore sul mercato. Inoltre il ritrovato interesse per gli oggetti della propaganda ha generato una rinascita della produzione. I vecchi artigiani hanno riaperto le botteghe e oggi si arricchiscono realizzando ogni sorta di gadget.
In mostra sono esposti alcuni scatti inediti di Carlo Orsi che immortalano in un bianco e nero poetico molti di questi oggetti.
3) LA CASA DEL POP
La Casa del Pop comprende il Mao Bar, il self service La CuCina è vicina e la sala cinematografica in cui sarà proiettato il film Rosso Rosso. Al Mao Bar verranno serviti piadine e aperitivi rivoluzionari mentre nel self service si potranno gustare piatti dalla via Emilia all’Est, dove i sapori dell’oriente si mescolano a quelli della tradizione parmense in ricette ideate da Nella Zanotti e realizzate dallo chef emiliano Zalaffi dai nomi curiosi come: ‘Lotta progressista del raviolo’ dove il classico raviolo di carne incontra cavolo cinese e salsa di soia oppure ‘Fervore di lotta per la bomba al ragù’ e ‘Gnocco fritto per un movimento di massa’.
L’arredamento è ispirato a quello di una mensa cinese. Nessun dettaglio è lasciato al caso, comprese le tovagliette di carta e i menù decorati con elementi della grafica maoista.
Film rosso: all musical, all propaganda, è un montaggio di film a cura di Romano Frassa e Andrea Quartarone, che compone un ritratto epico e ironico della Cina di Mao e della Rivoluzione Culturale, perché servire il popolo significa anche intrattenerlo. C’è la Repubblica Popolare che rappresenta se stessa con i musical dell’Opera di Pechino – da Il distaccamento femminile rosso a L’oriente è rosso – che nulla hanno da invidiare alle grandi produzioni di Hollywood; e l’occidente che guarda a est con le invenzioni di Godard, l’ironia di Bellocchio e il cinismo yankee di John Wayne. “Sono i musi gialli, bellezza”.Un capitolo del montaggio è dedicato alle straordinarie coreografie aeree dei combattimenti fra le Guardie Rosse e le “tigri di carta” giapponesi: trent’anni prima de “La tigre e il dragone”, e senza effetti speciali. I film che compongono il montaggio, molti dei quali inediti al pubblico occidentale o creduti perduti, sono forniti da importanti archivi, come quello del Far East Festival di Udine e quello personale dello storico del cinema Tatti Sanguineti, o sono il frutto di ampie e approfondite ricerche effettuate fra l’America, la Cina e Hong Kong.
Morning Sun è un documentario di Carma Hinton, Geremie R. Barmé e Richard Gordon, il cui racconto comincia con una sequenza de "L’oriente è rosso", il grande spettacolo musicale del 1964 voluto da Mao per festeggiare i 15 anni della Repubblica Popolare Cinese. Il film non intende raccontare tuttavia la cronistoria della Rivoluzione Culturale ma - come in una sorta di indagine psicologica - traccia il profilo di quella generazione nata sul finire degli anni ‘40 e che, più delle altre, ha vissuto da vicino la Rivoluzione. Prodotto in collaborazione con la BBC e ARTE, e vincitore di numerosi premi cinematografici e accademici internazionali, alterna interviste recenti a spezzoni di film e opere teatrali di repertorio, delineando un quadro vivace - ma preciso e critico - di quegli anni. E’ un film sulle convinzioni, le idelogie e gli ardori di una cultura che ha tentato di ricostruire se stessa, raccontata dalle vive parole di chi vi ha creduto davvero.
L’IRONIA, SIA INTESA COME CAPOVOLGIMENTO DI QUANTO SI VUOLE DIRE, SIA COME esagerazione al limite del paradosso, è l’arma migliore in letteratura per smontare una tesi o per distruggere un’idea ritenuta falsa o assurda, o comunque sbagliata. Si veda Voltaire o Swift, per ricordare due esempi. E l’ironia è la chiave di lettura di questo gustoso e divertente romanzo breve dello scrittore cinese Yan Lianke, “Servire il popolo”.
Il titolo è chiaramente una citazione di uno dei famosi slogan del Presidente Mao e verrà ripetuto di continuo nel corso del romanzo, perché è intorno a questo ordine che si svolge la trama della commedia. Che sarebbe poi una trama banale da commedia amorosa, con un marito importante e cornuto, una moglie giovane e vogliosa e un attendente fin troppo servizievole. Se non ci fosse l’ambientazione- la Cina della Repubblica Popolare- che fa sì che il balletto degli amanti volteggi troppo pericolosamente sul bordo del palcoscenico.
Il soldato Wu Dawang ha il compito esclusivo di preparare i pranzi in casa del Comandante di divisione e si è guadagnato il posto perché ha saputo recitare a memoria le 286 citazioni dalle opere del Presidente e i suoi tre discorsi, uno dei quali è “Servire il popolo”, per l’appunto: Ricordare sempre che servire in casa dei superiori vuol dire servire il popolo. Parole splendide per tenere ognuno al proprio posto e una tavoletta in legno con questa scritta in rosso è in bella vista nel soggiorno della casa del Comandante, a memento silente. Che fare quando il Comandante si assenta e la moglie richiede da Wu Dawang dei servizi diversi? C’è qualche altra frase di Mao che possa venire in aiuto? Wu Dawang vorrebbe essere fedele alla moglie, pensa al figlio neonato, ma è giovane, la moglie del Comandante è molto bella e invitante, un altro suo superiore gli fa capire che il popolo va servito ad ogni costo. Anche entrando nel letto del Comandante.
Inizia così una storia di amore e di sesso rovente, goduta appieno proprio perché proibita, perché è chiaro che la moglie non è soddisfatta del marito anziano (circolano voci sulle cause dei suoi precedenti divorzi), perché il tempo a disposizione è breve. E, come tutte le storie d’amore, segue una parabola ascendente, raggiunge il culmine, discende alterandosi, perché subentra la stanchezza. Grandiosa la scena in cui nessuno dei due vuole essere da meno dell’altro e, in una prova d’amore, vengono infranti e calpestati quadri con citazioni e sacre immagini di Mao: non è solo un atto blasfemo ma anche pericoloso.
E mai ci viene permesso di dimenticare che questa non è una storia d’amore come le altre, qui si tratta di servire il popolo- quando crolla la resistenza interiore di Wu Dawang è come se crollasse la Grande Muraglia, frasi di Mao vengono pronunciate in un contesto che le rende ridicole (“Il popolo, e solo il popolo, è la forza motrice che crea la storia del mondo…Forza cuciniamo, vediamo chi è più bravo”), i protagonisti sembrano muoversi animati da un burattinaio. Quanto poi il burattinaio abbia effettivamente tirato i fili, lo scopriremo alla fine.