WWW.plot@art.europa Centro Internazionale per l' Arte Contemporanea

Situazioni della pittura in Sicilia (1940-1970) a cura di Nicolò D'alessandro, Célèbes - Celebes editore – Trapani 1975

Appunti per una lettura - catalogo a cura di Nicolò D'Alessandro – Galleria Linee d'arte Giada - Palermo

La fame convive con le grandi abbuffate – catalogo a cura di Giacomo Baragli Galleria Il condor-Palermo

L ‘eruzione dell' Etna nel 1699 – catalogo con incisioni originali di Calascibetta, Fabio Nicola Grosso, Fernanda Paternò e Aldo Turiano – collana diretta da Fortunato Grosso – ed. Taurus Catania.

Pittura in Sicilia Dal Futurismo al Post Moderno a cura di Nicolò D'Alessandro , Ginestra editrice – Palermo, 1992

Sicilitudine, Museo Giovanni Verga di Vizzini, Catania, catalogo a cura di Carmelo Strano, Campo edizioni d'Arte

La satira di Momò- di Paride Scozzari –Mensile N 2 della Provincia Regionale di Palermo

Da Milano una controbiennale, Corriere della sera,Anna Maria Sbisà. 7/06/05

Ex voto per salvare l'arte italiana malata, Gente, 13/06/05

La Controbiennale con l'aiuto di Daverio, Il Gazzettino, cultura e società, 10/06/05

Biennale, ma l'Italia è ancora Cenerentola, L'Unità, 29/05/05

La rivincita degli italiani a <Esserci >, di Enrico Tantucci, La Nuova 12/06/05

Con < Esserci >, esplode la rivincita dell'arte italiana, La Nuova di Venezia

L'intervista del Presidente Croff, La Repubblica 06/06/05

“www.plot.@rt.europa”, Centro Internazionale per l'Arte Contemporanea, Genazzano (Roma) catalogo mostra a cura di Gianluca Marziani e Massimo Lupoli

“Sul filo della lana”, Museo del Territorio, Biella, Catalogo a cura di Philippe Daverio, edizione Skira

“Chi ha più filo tesserà”, intervista di Philippe Daverio, Panorama n° 18<br>

“Quel filo di lana che lega tutti”di Philippe Daverio, “Gente”n° 23“

A thread of wool ” Live, Bellavista editore

“Dall'ariete ellenistico al filo di Warhol”, di Philippe Daverio, Eco di Biella

“A thread of wool”, International Herald Tribune

Venezia - 2005

Il romanticismo lascia il posto alla critica sociale, o perlomeno le due cose sembrano convivere all'interno del tuo lavoro, lo si deduce anche dalla realizzazione del progetto ESSERCI al padiglione Italia

La sensazione è che spesso la critica sociale altro non è se non imitazione passiva, sterile; si ricorre ad essa anche quando non ve n'è effettivo bisogno, è quasi uno status.Quali tecniche per aggirare l'ostacolo?

Tu insisti ad accostare il mio lavoro d'artista alla critica sociale, definendola una imitazione passiva. La satira nasce da una condizione reale e concreta dell'uomo nella società.Alcuni artisti coincidono con la realtà politico-sociale ed economica in cui vivono altri si indignano; io appartengo a quest'ultima categoria.
L'unica mia tecnica per aggirare l'ostacolo di cui parli è scegliere una postazione altissima e vertiginosa, facendone un fortino, un punto d'osservazione, staccato ma privilegiato e affidarmi all'unica potenza generatrice e rigenerante espressa dagli antichi greci con un semplicissimo termine : "Ananche" che significa NECESSITA'

L'atteggiamento sommessamente critico di cui parlavo prima sembra inattaccabile, qualsiasi causa appare non accusabile.E' un'ottima tecnica per proteggere il proprio lavoro d'artista?

La critica non si esprime mai sommessamente; la capacità critica da cui nasce la satira è dirompente e rivoluzionaria.Ma dimmi quanti artisti satirici esistono nella storia dell'arte.
Direi che siamo pochissimi rispetto alla pletora di pittori adeguati al mercato globale! E poi condivido pienamente quello che Leonardo Sciascia diceva:"la satira è anche un modo per prendere le distanze dal mondo".

Dal comunicato stampa del progetto "esserci" , due osservazioni:

1) " in un momento nel quale il Paese è chiamato alla più profonda competizione mondiale",come mai questa puntualizzazione,credi ci sia ancora bisogno di competere?

2)" la Biennale di Venezia dà un segnale preciso e definitivo : l'arte italiana non merita più d'esservi esposta",ha un tono fintamente vittimista,la mia, è una lettura distorta?

Il progetto "ESSERCI al padiglione Italia" era nato come momento genuino e spontaneo ( oggi oserei dire anche ingenuo) da un piccolo gruppo, formato da me e altri artisti e curatori ,con il sostegno di Philippe Daverio ; voleva lanciare un messaggio alla Biennale di Venezia ,puntualizzando che l'arte italiana non è morta bensì ammorbata da una volontà culturale dominante.

La mostra ,a cui hanno partecipato quasi mille artisti ,ha riscosso un consenso enorme ;ne hanno parlato varie testate giornalistiche , siamo apparsi persino nei TG nazionali. Ma, nell'arco di soli sei mesi , con una nuova mostra a Biella presso la fabbrica Pria, e con un titolo nuovo "13x17 www.padiglioneitalia, il progetto iniziale così schietto e vero, è stato manipolato e assorbito per rientrare ancora nel meccanismo che volevamo combattere.

Direi con Pasolini , che a furia di provocare , gli artisti finiscono con "l'ottenere ciò che aggressivamente vogliono;essere feriti e uccisi con le armi che essi stessi offrono al nemico. Non ti pare che basti?..........

Quale è stato il tuo approccio al sistema dell'arte , e quali , ammesso che vi siano,le connessioni , i contatti?

Per quel poco o molto che mi è dato di frequentare (gallerie, critici, musei, fondazioni ) , posso assicurarti che sono luoghi dove ," SE ASCOLTI DAVVERO COSA SUCCEDE NELLE STALLE, RESTI MUTO PER LO SPAVENTO".

Io non mi domando ne mi definisco.
La mia opera e solo una risposta ad una mia necessità che è il mio sentirmi ed essere malato. I personaggi che popolano il mio mondo hanno assistito alla"caduta degli dei" ma conservano l'imprinting del mito più alto ,i "miei relitti umani" godono e si preparano all'atto unico ,forse finale, dell'effusione amorosa,della totale consunzione carnale dell'individuo; divorano con cupidigia ma sanno aspettare con pazienza la loro vittima o il loro carnefice,contemplano assorti il vuoto dell'esistenza celato dietro il pieno strabordante della forma esteriore .

Se i miei personaggi sono dei bambini, gridano muti ed impotenti la miseria che resta sempre quella ,che non puoi distruggere del tutto ma che il potere può renderla invisibile.

Per me l'arte scaturisce da una necessità ineludibile; è una malattia endemica che io contrasto quotidianamente con la mia creatività,che mi sorprende ,mi conforta e mi guarisce fino al momento in cui (come i dolori del parto) mi costringe a dar vita ad una nuova opera. Non mi chiedo più se l'opera ha o non ha un contenuto; l'opera d'arte mi deve dare la certezza di poter continuare ad ESISTERE senza tradire me stesso.

In altri tempi il critico era compagno del solitario e doloroso parto dell'artista,oggi il critico è un manager che distribuisce un prodotto richiesto dalle masse ,chiedendoall'artista di negare la sua originalità per conformarsi ad un mercato globale. Sicuramente l'arte non si esaurisce nella ricerca dello stile , perchè stile è già forma e contenuto del pensiero dell'artista.

"Non conosco la chiave per il successo, ma posso affermare che quella per il fallimento è tentare di piacere a molti" [Bill Crosby]

No ,il disegno è stato sempre un nemico che mi tallona da quando ho deciso di fare questo mestiere;mi spiego meglio. Contrariamente a quello che sembra, la mia è una continua battaglia a sfidare me stesso e i miei limiti di disegnatore perchè non mi accontento mai,non faccio quasi mai quello che so fare e sfido sempre le mie capacità acquisite nel corso degli anni.

Il disegno ,benchè mi affianchi quasi da sempre , solo in questi ultimi anni ha preso un posto fondamentale nel mio lavoro,tanto che su suggerimento di Philippe Daverio nella mostra alla Fondazione Mudima a Milano i disegni hanno preso il sopravvento nei formati rispetto agli olii e, a detta di molti, di grande e fortissimo impatto.